Sara Scaranna, autrice di Stella cadente – Lettera ai miei figli mai nati, ci ha spinto a riflettere sul tema dell’aborto spontaneo
e su come parlarne possa essere non solo un atto liberatorio per chi ha vissuto questa terribile esperienza, ma anche un dovere da parte della società. Spezzare le catene del tabù e del silenzio è fondamentale: una donna che affronta un aborto spontaneo non solo deve fare i conti con il proprio dolore, ma si ritrova anche a sentirsi inadeguata, imperfetta, in definitiva “sbagliata”. E ciò non deve accadere. Oggi noi di Just4Mom ne vogliamo parlare, non per spingervi a condividere le vostre esperienze – l’intimità e la riservatezza delle proprie emozioni sono diritti imprescindibili – bensì per far riflettere su un fatto essenziale: l’aborto spontaneo rientra in quella serie di esperienze incontrollabili di cui è fatta la vita e nessuna donna deve sentirsi colpevole, ma accettare il proprio dolore e affrontarlo nel modo che lei ritiene più giusto.
Dopo questa lunga – ma a nostro parere doverosa – premessa, passiamo la parola a Sara.
Ci sono argomenti di cui non si vorrebbe parlare. Argomenti su cui si vorrebbe tacere, perché richiamano ricordi dolorosi. Argomenti che riguardano esperienze spiacevoli e infelici che pare non succedano a nessuno o quasi, ed è così che quando ci cadi dentro con tutte le scarpe ti ritrovi ancor più sola, spaesata, depressa, inadeguata e in difetto verso tutto il resto del mondo che, apparentemente, sembra esonerato da tale sventura.
Sto parlando dell’aborto spontaneo, che, purtroppo, è ancora oggi un tabù.
C’è un velo di silenzio che sovrasta questo argomento che spesso viene visto come qualcosa da nascondere, da non rivelare a nessuno come se fosse una colpa, un motivo d’imbarazzo o qualcosa di cui vergognarsi, e questo non fa che aggravare il dolore immenso che investe una donna quando scopre che il figlio che porta in grembo non nascerà mai, perché oltre al dispiacere si aggiunge un subdolo e logorante senso di colpa che non ha proprio motivo di esistere.
Cose che forse non sai sull’aborto spontaneo.
La verità dei fatti, invece, è ben diversa. Oltre il 50% delle gravidanze si concludono con un aborto spontaneo ancora prima che la donna scopra di essere incinta, ad essa c’è poi d’aggiungere una percentuale che varia fra il 10 e il 25% a gravidanza scoperta. L’aborto spontaneo, quindi, è molto più comune di quanto si pensi e molto spesso le cause restano ignote.
Per togliere questo velo di silenzio che copre l’aborto spontaneo e dare voce al dolore invisibile che soffoca moltissime donne, ho deciso di pubblicare Stella cadente – Lettera ai miei figli mai nati, ovvero le pagine in cui ho riversato tutto il mio dolore per la perdita di due dei miei figli.
Scrivere è per me una valvola di sfogo, oltre che una passione, ed esprimere così tutta la mia angoscia mi è servito per non sprofondare nella depressione di un dolore che non riuscivo a tollerare.
“Riverso il buio che mi divora su queste pagine. Grido il mio tormento senza freni e senza remore, senza il timore di essere giudicata o fraintesa, perché tanto tu non puoi far altro che ascoltarmi senza fiatare, sperando che, pezzetto dopo pezzetto, questo strazio che mi avviluppa come sabbie mobili resti qui, incatenato a queste righe e io possa tornare nuovamente a vivere.”
Stella Cadente è una lettera tormentata, carica di dolore, di rabbia, di angoscia, ma anche di speranza e d’amore.
Ho impiegato oltre quattro anni prima di decidermi a pubblicarla, perché rileggere quelle pagine era per me fonte di enorme tristezza, e in parte lo è ancora. Proprio per questo motivo l’editing di questo libro è stato uno dei lavori più difficili che abbia mai fatto, benché mi sia limitata a correggere qua e là solo lo stretto necessario, senza però togliere o aggiungere nulla rispetto a quello che mi è uscito dal cuore nei momenti di maggior sconforto.
Ciò che però mi ha spinto a pubblicare queste pagine è stata la volontà di essere d’aiuto a chi soffre o ha sofferto per un figlio non nato e per togliere almeno un pochino di quel velo di silenzio e omertà che copre, sovrasta e soffoca il dolore che, purtroppo, logora tantissime donne.
“Dedico questa tormentata lettera a tutte le donne che hanno dovuto affrontare o che stanno affrontando la triste, dolorosa e spaventosa esperienza dell’aborto.
Non è però a loro che consiglio la lettura di queste poche, ma intense pagine. Loro, purtroppo, sanno bene di cosa parlo e vorrei evitare di essere per loro motivo di tristezza.
Ne consiglio, invece, la lettura ai loro famigliari, ai loro amici e a tutti coloro che vogliono comprendere il tormento e la devastazione che investono una donna quando il figlio che portano in grembo non sopravvive.”
Sara Scaranna
2 Commenti
E’ proprio vero: quando si sentono storie di aborti, di quelli che capitano “agli altri”, si prova dispiacera, ma in fondo si rafforza la convinzione che non potrà mai capitare a te. Invece quando poi sei tu a subire una perdita così grande, ti trovi intorno persone che non fanno che ricordarti quanto sia diffusa o normale questa situazione.
Di normale però non c’è proprio nulla.
A niente vale sapere che sei l’ennesima, una delle tante su quel treno del dolore, perché la tua sofferenza e’ unica, straziante, totale, annebbiante. Ti divora, ti assale, non ti lascia e ti scaraventa in un buco nero di paure, dubbi, senso di ineguatezza e disagio, ma non tanto nei confronti del mondo quanto piuttostoverso te stessa.
Ecco, io mi sono sentita in questo modo. Giovane, in salute, con una meravigliosa prima gravidanza e un parto più che sereno alle spalle, felice e realizzata…insomma: perché doveva succedere a me?? E invece mi e’ toccato. Sono riuscita a rialzare la testa solo dopo avere saputo di essere rimasta incinta di nuovo dopo 3 mesi da quell’odioso appuntamento con il bisturi che mi aveva lasciata vuota, in lacrime, spenta.
Sai cosa penso ora? Che sono fortunata, enormemente fortunata; sono stata fortunata con la prima gravidanza e lo sono ora con quella in corso, perché nulla e’ scontato e l’amore verso una nuova creatura che ti e’ stata donata, purtroppo, non sempre può tutto.
E’ stata un’esperienza di cui solo ora riesco a parlare, anche se devo ammettere che adesso riesco a farlo in modo del tutto sereno.
E’ una cicatrice in più, un’ennesima prova che ho dovuto affrontare, ma, come dopo ogni momento in cui volto pagina, mi sento più consapevole e forte.
Che belle parole 🙂 e soprattutto hai detto una cosa che non dovremmo mai dimenticarci: NULLA E’ SCONTATO!!!
Un bacione!!!