Il cerchiaggio è una pratica medica che viene consigliata quando la partoriente soffre di incontinenza cervicale. Viene impiegata per evitare parti pretermine.
Durante i nove mesi di gestazione, ogni donna viene sottoposta a diverse visite mediche. Ovviamente, oltre ai controlli ecografici, si effettuano accertamenti anche sulla crescita fetale e sulle caratteristiche uterine. Soprattutto in quest’ultimo ambito possono susseguirsi problemi. Nel caso in cui, durante le ultime ecografie, il collo dell’utero risulti inferiore ai 25 millimetri, alcuni specialisti consigliano d’effettuare il cerchiaggio. Nei mesi di gravidanza, il cambiamento della cervice avviene durante le ultime settimane: le fibre elastiche dell’ultima fase aumentano, ma in linea inversamente proporzionale diminuisce il collagene, portando il collo dell’utero ad essere più morbido. Il tutto è sistematico, atto a facilitare il passaggio del bambino. Tuttavia, in alcune donne, il collo dell’utero tende ad aprirsi molto prima e questa insorgenza va ad aumentare il rischio di parto pretermine. Vale a dire una nascita prematura.
Tutte le cause possibili: da parti precedenti a difetti congeniti
Le ragioni per cui il collo dell’utero durante la gravidanza è inferiore alla lunghezza standard possono essere molteplici. Ad esempio può essere dovuto ad un difetto di nascita (metamorfosi congenita). Oppure è il risultato di interruzioni di gravidanza, spontanee o provocate. Può insorgere da passati parti traumatici con lacerazione del collo uterino. Anche gravidanze precedenti (più figli o parti gemellari) possono far scatenare il problema del collo uterino più corto.
Difatti, ogni parto altera le fibre muscolari portandole a non essere più in grado di mantenere una cervice ben chiusa. Per evitare problemi, bisogna effettuare un’ecografia transvaginale tra il 4° e il 5° mese di gravidanza per verificare appunto se il collo dell’utero è ben chiuso oppure no.
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In cosa consiste l’intervento chirurgico?
L’operazione di cerchiaggio si richiede quando l’utero è di lunghezza inferiore a 2,5 centimetri. Nelle primipare si parla di 2 centimetri. Per correre ai ripari si inserisce una “protesi” temporanea. Con il solo scopo di migliorare la problematica. L’intervento si svolge in anestesia spinale o generale ed ha durata di pochi minuti. In poche parole sarà inserita una benderella in alcuni punti del collo dell’utero, per sigillarla a livello cervicale. Tale benda è fatta di materiale sintetico, ma anche biocompatibile.
La benda sarà rimossa dal corpo solo quando il rischio sarà rientrato. In genere si parla di un mese prima del parto, soprattutto per evitare complicazioni in fase di travaglio. Questo impedisce la dilatazione prematura e un parto tra la 36esima e la 38esima settimana. È un procedimento programmabile, da considerare soprattutto quando si è a conoscenza di un precedente parto prematuro. Tuttavia, nelle casistiche più complicate, è possibile anche un’operazione d’urgenza. Tale procedura avviene quando il problema è riscontrato in un controllo ginecologico di routine.
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Cosa succede dopo l’operazione?
Dopo l’operazione, la mamma non deve incorrere in nessuna tipologia di stress. Piuttosto deve prediligere l’assoluto riposo. Spesso si resta in ospedale solo per qualche giorno, tuttavia bisogna seguire una terapia a base di antibiotici per evitare infezioni. Alcuni medici prescrivono anche farmaci tocolitici. Tali farmaci hanno l’obiettivo di sottrarsi alla contrazione uterina. Di base, una volta compiuta l’operazione, si esige riposo e vita tranquilla.
A meno che non ci sia richiesta esplicita del medico, non occorre stare a letto, ma bisogna evitare sforzi e rapporti sessuali, almeno nei primi tempi. Con il cerchiaggio, inoltre, i controlli ginecologici sono più assidui, poiché è necessario prestare attenzione a tutto quello che può essere rischioso per il proprio bambino.
E voi che esperienza avete? Siete dovute ricorrere a quest’operazione?