Scrive a Beppe Severgnini, giornalista del Corriere della Sera, e le sue parole “Io mamma lavoratrice non ce l’ho fatta!” stanno facendo il giro del Web.
Parole di una mamma qualunque, di una mamma come noi che ammette apertamente di non avercela fatta a conciliare il lavoro con la maternità.
MAMME E LAVORO, ECCO I NUOVI DISARMANTI DATI ISTAT !
Pubblichiamo quì la lettera tratta da Il Corriere della Sera di questa mamma lavoratrice che ha chiesto di restare anonima.
“Caro Beppe, dopo giorni di lacrime e dubbi scrivo a te, rendendoti destinatario di un flusso di coscienza ma anche di una dichiarazione di fallimento. Prima di entrare nel merito dello sfogo, ti racconto però un breve aneddoto che ti farà sorridere… Ho sempre sognato di fare la giornalista, fin da bambina, e ti ho sempre letto; quando al liceo ci assegnarono un tema sui nostri miti, mentre i miei compagni parlarono di Che Guevara o di Bob Marley, io parlai di te… Scrissi di volermi occupare di cronaca di costume perché l’unica cosa in cui ero brava era osservare la gente e il mio maestro eri tu… Son passati 20 anni da quel tema e la realtà è che non sono diventata giornalista. Mi sono iscritta a giurisprudenza perché, figlia di magistrato, ho seguito il consiglio paterno, quel genere di consigli che ti pesano come macigni ma che ti sembrano ineluttabili, perché non riesci a contraddire la persona che per te è l’essenza della ragionevolezza. Son finita a fare l’avvocato, neanche troppo brava, e provo anche a fare la madre, ruolo cercato e voluto con lacrime e sangue (ho perso in grembo ben due figli, ma ho due bimbe meravigliose). Ma proprio in questo sta il mio fallimento.
Ci ho provato, disperatamente, a conciliare le due cose.
Ho chiesto orari ridotti che mi consentissero di portare le piccole al nido o alla scuola materna, mi sono avvalsa di tate, di aiuti di ogni genere, e per qualche tempo mi sono anche illusa di poter fare tutto. Ma la realtà è che è impossibile. Pur con tutti gli aiuti del mondo, ti ritrovi con il conto in banca prosciugato dagli stipendi alle tate e alle sostitute delle tate, dai folli costi dei nidi e delle attività extrascolastiche (che, pur senza esagerare, ti paiono irrinunciabili, come ad esempio un corso di nuoto, uno di inglese) e al contempo devi convivere con enormi sensi di colpa che ti tormentano. Non riesci a recuperarle da scuola tutti i giorni, non riesci a giocare con loro nel pomeriggio perché devi preparare una cena possibilmente sana e devi organizzare la giornata successiva, non sei abbastanza serena da assicurare loro un sorriso costante ed una parola indulgente, affannata come sei da tanti pensieri.
Ma i sensi di colpa non sono solo questi.
Ti sembra di essere una lavoratrice meno solerte degli altri perché esci prima dallo studio rispetto ai colleghi uomini;
Ti sembra di non essere una brava moglie perché tuo marito ti chiede cosa hai fatto dalle 18 in poi e a te sembra troppo poco farfugliare «Le ho portate al parco giochi, le ho lavate perché erano sporchissime e ho preparato la cena con la piccola sempre attaccata alle gambe»;
Ti senti in colpa per non riuscire ad avere un rapporto umano o addirittura amorevole con una suocera criticona; ti senti in colpa a scaldarti il cuore con un bel piatto di pasta serale perché sei fuori forma e non hai neppure il tempo di farti una messa in piega; insomma, ti senti sempre e costantemente sotto pressione.
E poi ti guardi intorno e vedi donne ammazzate, donne vilipese, donne aggredite fisicamente e verbalmente, sul web o in televisione. Ma non trovi conforto neppure negli incontri quotidiani con uomini per bene, evoluti e sensibili, i quali (chissà perché) dimostrano sempre una impercettibile sfumatura di diversità nel trattare con una donna o con un uomo. Sono stanca, caro Beppe.
Ti dico la verità, se è questo quello che volevano le donne quando lottavano per i loro diritti, beh, penso abbiano fallito.
Sia loro nel prefiggersi uno scopo irrealizzabile, sia noi che siamo state incapaci di realizzarlo. Non è possibile dover lavorare come matte per guadagnarsi la minima credibilità professionale e allo stesso tempo fare i salti mortali per tenere la gestione di una famiglia. Certo, i mariti aiutano, ma il loro apporto è sempre marginale ed il carico fisico ed emotivo è nostro. Non abbiamo nessun aiuto dai Comuni, dallo Stato, nessuna comprensione (se non di facciata) dai colleghi uomini, nessun supporto neppure tra di noi. Anche tra mamme lavoratrici, millantiamo comprensione e condivisione, ma poi siamo sempre pronte a giudicarci vicendevolmente. Ho il nodo alla gola da giorni e non vedo soluzione, se non una nuova chiave di lettura di questa ormai esasperata condizione.
Spero tu possa trovare il tempo di rispondermi e di regalarmi il tuo (per me) prezioso punto di vista. Ti prego di non pubblicare il mio nome, perché, avendoti scritto col cuore, ho inserito troppi riferimenti personali e professionali.”
ESSERE MAMMA E’… leggi il post di maggior successo di Just4Mom!
Questa mamma sono io, come lo è ognuna di noi. Credo non ci sia molto altro da aggiungere.
Laura
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113 Commenti
Ci sono passato anche io vedendo la mia vita (di coppia e lavorativa) crollarmi addosso, ma non ho mollato e con grandi sofferenze sono riuscito insieme alla mia famiglia a ricomporre i pezzi e poi crearne di nuovi.
Pensiamo che “la coperta sia sempre troppo corta”, ma in realtà la stiamo usando al contrario. Io ho girato la coperta e sono passato da quella singola alla matrimoniale. Riuscire a essere una squadra è fondamentale per centrare i nostri obiettivi di vita e surface sulle onde piuttosto che venirne travolti. Ci siamo noi, la coppia, la famiglia, il lavoro… tanti impegni che spesso sfuggono per mille ragioni, ma si può fare e io ne sono la testimonianza!
Dalla mia esperienza e dall’aiuto dato a tantissimi amici imprenditori e professionisti è nato anche il mio libro “Life & Family Management – Come usare la forza della famiglia per creare un’impresa e una vita di grande successo!”. Credo che sia un buon modo per diffondere come poter raggiungere un felice equilibrio tra lavoro e famiglia.
Sono molto contenta di vedere il punto di vista di un uomo coincidere con quello di noi donne.
Sarò molto felice di leggere il tuo libro che sono certa potrà riservarmi qualche spunto interessante per l’inizio di questa nuova gestione familiare e lavorativa!
Ho fatto 2 figli, uno a 34 anni e una a 41. Lavoravo in un negozio mio. Due cesarei, niente maternità. 60 chilometri al giorno per andare e tornare dal lavoro. Mio marito costretto ad accettare i turni . Uno entrava in casa, l’altro usciva. Niente genitori nè suoceri. Guadagno azzerato per spese di asilo e di nido in scuole a tempo pieno. Chiudere il negozio per il tempo di andare a prelevare i figli e portarli a fare sport. L’estate fargliela trascorrere in piscina dove le altre mamme davano un occhio finchè passavo a prenderli dopo il lavoro. Le pulizie, il cibo cucinato, niente omogenizzati….nessun aiuto! Sono grandi, laureati nel tempo canonico. Indipendenti .Lavorano, e lavoravano già mentre frequentavano l’università. Forse le mamme che “lavorano” non sono tutte figlie di magistrati che sognano di fare le giornaliste.
E tu sei un esempio per tutti, non c’è dubbio. Però non trovo neanche nulla di sbagliato nel voler seguire i propri sogni, nè nell’ammettere le proprie difficoltà anche essendo benestanti o professionisti affermati. Credo che ogni mamma, ciascuna nelle proprie condizioni e possibilità, ogni tanto cada nello sconforto e che sia umano, rispettabile e meritevole di sostegno e solidarietà.
Un abbraccio
Ed ecco perché mentre in Svezia le famiglie (e in particolare le madri lavoratrici) sono aiutate dallo stato in tutti i modi possibili, qui in Italia siamo nel medioevo. Perché invece di unirci per i nostri diritti, c’è sempre chi preferisce giudicare “Tu non ce la fai? Colpa tua, io sì, sono più brava”. Dov’è la solidarietà?
Forse è questa la mancanza di solidarietà tra mamme di cui parla l’avvocato nella sua lettera. Appena una mamma mostra un po di debolezza o si apre sinceramente ecco che scatta il giudizio e soprattutto il paragone da mamme “piu brave “. Vorrei sentire i figli e sapere se avete davvero fatto un cosi buon lavoro,voi che vi sentite super mamme
Ben detto!
Ti capisco benissimo cara mamma .. io ho un bimbo di 4 anni, uno l’ho perso, sono rientrata al lavoro quando il mio piccolo aveva sei mesi piangevo piu’ io di lui.Ma ad una mamma che porta una divisa non e’ concesso avere dei sentimenti devi essere all’altezza del tuo collega uomo .Non mi sono arresa faccio la mamma e sono diventata coordinatrice di quegli uomini che non sanno che significhi passare la notte a cullare il tuo piccolo e riprendere il lavoro alle sei in strada.Tieni duro sii forte E comunque ricordati che il piu’ bel riconoscimento della vita e’ l’abbraccio ed il sorriso dei tuoi figli.
❤️?
C’è da dire che nessuno costringe nessuno ad essere genitori. I figli si fanno con coscienza di poterli gestire e MAI per il puro ed egoistico desiderio di avere dei bambini. Delegare ad altri la loro gestione per troppo tempo significa essere stati incoscienti… mi dispiace ma è così. E parlo di donne come di uomini. Non c’è distinzione di genere in questo.
Ragazzi dipende molto dalle singole situazioni…
Scusi ma lei ha figli?non mi pare data la risposta molto superficiale
Molto bello dire che non rinunci a nulla dai tuoi tacchi di 12cm…e molto bello dire che siamo una squadra e si lavora insieme etc…la realtá della maggioranza delle mamma peró non é questa. Sei sola con molte responsabilitá, preconcetti e sensi di colpa. Tutti si riempiono la bocca di belle frasi ma alla fine chi deve pensare a cosa si mangia domani o se il bimbo deve portare un compito a scuola o la donna ha bisogno di soldi per comprare il detersivo, sei nel 90% dei casi tu mamma… Sono Direttore Marketing di una gran multinazionale e ho due figli di 1 e 3 anni…tiro perché so che non ho molte altre opzioni. Ho faticato tanto per essere dove sono e so che non sarebbe neanche un gran esempio lasciare tutto per i figli e magari caricarli di tutte le mie aspettative frustrate. Ma la realtá é che “tiro perché mi tocca”…spero in epoche migliori e che tutto troverá il suo equilibrio…ma il contorno non aiuta proprio…sei sola con le tue forze, gestendo le tue ansie e frustrazioni quando i bimbi ti saltano al collo la sera quando torni come se fossero stati davanti alla porta ad aspettarti tutto il pomeriggio (che poi per fortuna sappiamo tutti che non é cosi) e la donna ti dice un generico “tutto bene signora” che non vuol dire nulla, lei pensa di tranquillizzarti e invece ti deprime perché tu vorresti sapere tutti i dettagli…che hannno detto a scuola, se ha mangiato, dormito, litigato, fatto nuovi amici…e aspetti il we per fare il pieno. Pochi mariti sono preparati ad assumere le responsabilitá della gestione familiare, questa é la triste veritá. L’unica consolazione che ho é pensare che io come madre devo insegnare ai miei due figli maschi a saper gestire anche la casa, che é una responsabilitá loro come mia o di una donna, sperando che le generazioni future di donne, loro si riescano a vivere meglio la combinazione lavoro/famiglia quando gli uomini siano davvero preparati per farlo.
Sempre dico alle mie amiche mamme si maschi che se i loro mariti sono come sono in grn parte é colpa delle loro mamme…perció attenzione al lavoro che facciamo!!
Marianna sono molto felice di confrontarmi con argomentazioni come le tue. Finora (e mi riferisco a FB in particolare dov’è in corso una diatriba mediatica spropositata) ci si era tutte concentrate sull’esageraizone o meno di questa mamma, arrivando anche un po’ a giudicarla, più che a comprenderla. Per molte sarebbe esagerata, una mamma ricca che i problemi se li è creati insomma.
Io ci ho visto qualcosa di diverso che è corrisponde più o meno con quello che hai scritto tu.
Io credo che ogni mamma che lavora abbia le proprie fatiche, che siano pratiche od anche solo psicologiche. Credo che sicuramente, fra tutte le mamme, quelle che hanno più diritto di essere comprese e sostenute siano quelle che non hanno niente (marito, lavoro decentemente remunerato, nonni ecc.) perché chiaramente le loro difficoltà sono insormontabili e non so davvero come facciano.
Poi c’è il punto di vista della mamma che scrive, che si sbatte tutto il giorno per tornare a casa con un pugno di mosche in mano: stare fuori casa dalla mattina alla sera per una carriera che non decolla, guadagni che finiscono interamente nelle tasche dello stato e non potere permettere ai propri figli di fare quello che i suoi genitori hanno concesso a lei (vedi la piscina o il corso di inglese).
Poi ci sei tu con un lavoro per cui la gente ammazzerebbe (di certo guadagnato con fatica attenzione), che torni a casa la sera e pensi di esserti persa la parte bella della tua vita, quella per cui valga la pena vivere. I tuoi figli potranno trascorrere l’estate in Inghilterra probabilmente, ma la tua posizione non è poi diversa dalle altre mamme. Il comune denominatore è che ad ogni mamma manca qualcosa, che sia il denaro, il tempo o altro ancora. E manca qualcosa per essere pienamente felici. Per gli uomini non è così, non c’è che dire.
Io (che non sono l’autrice della lettera), madre da 4 mesi, nel mio blog in maniera umoristica cerco di sdrammatizzare il periodo che sto vivendo e, appellandomi al femminismo, mi faccio coraggio con voi.
Bada, in questi 4 mesi i tacchi a spillo li avrò mesi appena un paio di volte, ma vorrei anche non “appendere le scarpette al chiodo” e cercare di fare un po’ di tutto. Di trovare questo benedetto equilibrio fra figli e lavoro che probabilmente non esiste, ma che, ora come ora, posso solo impegnarmi a raggiungere!
Se ne vuoi chiacchierare ancora (potrei farlo all’infinito) contattami anche tramite l’email!
Un abbraccio
Scusi se mi permetto ma trovare ripetuto più volte nel suo commento quel modo orribile di riferirsi alla persona che tutti i giorni si occupa della sua casa e dei suoi figli mi ha dato molto fastidio. “La donna” magari è una mamma che ogni giorno lascia i propri figli esattamente come è costretta a fare lei e se così non fosse è comunque una persona che fa il proprio lavoro e come tutti merita rispetto e, mi creda, con quel suo modo tutto dimostra tranne che rispetto. Magari si ricordi anche questo nella lista delle cose da insegnare ai figli maschi per renderli mariti migliori. Rispetto…verso tutti…sempre!
Cara Barbara capisco il tuo risentimento, hai perfettamente ragione, ma non credo che Marianna volesse riferirsi alla categoria in modo irrispettoso. Almeno io l’ho intesa così!
Giustissimo!!!
Sono molto d’accordo… Anch’io pensavo che sarei riuscita a fare tutto e bene, con tanto di tacco 12. Sono capo del personale, e anch’io lavoro da 15 anni per arrivare dove sono. L’ho pensato finché i bimbi non sono diventati 2, e finché il mio primogenito non ha iniziato a manifestare qualche difficoltà. E mi sono resa conto che corro, corro (ormai con stivali rasoterra) e cerco di fare del mio meglio in tutti gli ambiti, quando in verità sto facendo tutto a metà… Perché quando sono al lavoro penso ai miei bambini e chiamo o scrivo spessissimo per avere ogni dettaglio di ciò che fanno, e mentre sono con loro ho spesso il BlackBerry in mano… Con tutti colleghi maschi con figli grandi che non hanno i miei problemi. Però come te non saprei che altro fare lavorativamente parlando… E anche se ho un marito molto presente, i miei bimbi vogliono la loro mamma…
La tua situazione è lo specchio dell’Italia. Tu hai una posizione importante il che comporta qualche vantaggio (magari economico), ma anche maggiori responsabilità rispetto a tante altre. Ci sono momenti in cui credi di avere tutto sotto controllo, il mondo in mano e poi il giorno dopo magari il bambino è malato, tu hai una riunione e ti licenzieresti dal lavoro e magari anche dal ruolo di mamma! Come ti capisco!Mi strainca**o quando la gente pensa che sia tutto facile!
Con il crescere dei bimbi e delle loro autonomie la situazione migliora… Ma comprendo in pieno le frustrazioni: Sono passata da fare la fisioterapista cooperante nei paesi in via di sviluppo sempre in viaggio, a passare tutte le vacanze 3 volte all’anno in uno sperduto paesino dell’irpinia (terra bellissima, xo…) … x i figli! Il mio piccolo quest’estate ha compiuto i 3 anni ed io sono entrata in forte crisi… Lo sono ancora… Il mio compagno che si e accorto della presenza del nostro secondo figlio quando aveva circa 6-7 mesi l’altra sera mi spiega che secondo lui non capisce cosa vogliono queste donne perche a suo avviso siamo arrivati alla parita tra i sessi… Ed io gli menziono solamente il tasso di disoccupazione femminile del sud e lui mi risponde che sono le donne che non vogliono lavorare…. Quanto lavoro ancora da fare… Investo sui miei 2 giovani maschi x il futuro delle donne di domani!!!
E purtroppo molte volte gli uomini in genere ed anche i nostri mariti non si rendono conto di tante cose. Di quanto sia difficile per noi. Che stare tutto il giorno con i figli molto spesso è più dura e più frustrante di una giornata di lavoro, che tutti i giorni lottiamo per essere al meglio mamme, donne e mogli, ma ogni tanto ci abbandoniamo a momenti di sconforto. Non è colpa loro, almeno quando i “problemi” sono questi, e forse, si, siamo anche noi che viviamo il tutto con un eccessiva pesantezza, quando invece dovremmo prendere la vita in maniera più leggera… ti abbraccio!
Sono molto in accordo con il tuo pensiero . Io ora non lavoro dopo la seconda figlia sono stati licenziata…ma i ritmi di lavoro casa e figli li conosco fin troppo bene e se si aggiunge un marito poco incline alla collaborazione va ancora peggio. Ho fatto tutto da sola per anni…nido asilo uscite compiti e il lavoro che facevo mi piaceva tanto…ora sono mamma a tempo pieno di due bimbe stupende e anche se è dura sono molto contenta di quello che ho.
Non esiste l’equilibrio. Si finisce sempre per sacrificare qualcosa. Ognuno deve fare la propria insindacabile scelta e cercare di conviverci al meglio. Quindi: Brava! Tifo per te!
Sono d’accordo con te in tutto, cara! Mio marito è un padre affettuoso e collabora in casa, ma se deve prendere impegni di lavoro, non ci pensa nemmeno a consultarsi con me. Li prende tutti, dando per scontato che io mi occuperò di casa e famiglia. Io tengo duro e non mollo il mio lavoro per rispetto dei sacrifici miei e dei miei genitori. Penso che appena i bimbi cresceranno un po’ sarà meno dura.
Non sei la sola! E aspettiamo tutte insieme 😉
Concordo in pieno con tutto quello che hai detto, non potrei aggiungere altro.Brava!
Questa mamma sarà una grande giornalista. Quello che lei ha vissuto oggi è simile a quello che ho vissuto io anni fa. Mi guardo indietro oggi che sono nonna e capisco che ho vissuto veramente. A quei tempi ho pensato di non essere adatta ad essere madre tanto mi sentivo incapace, ho pensato di non essere una buona professionista tanto ero impegnata ad arrivare a tutto, di non essere una buona moglie tanto ero distratta, ma non era così, sono cresciuta piano come madre e come professionista e quindi come donna. Si tratta solo di avere un pò di pazienza chi ha dentro il seme del talento e lo cura con amore, lo vede germogliare e diventare forte e grande.
Mi sono commossa. Perché ritengo fondamentale la comprensione di una nonna di fronte a tali argomenti e perché le sue parole mi danno coraggio.
Quel coraggio che, ogni tanto, quando tutto sembra andare storto, perdiamo e talvolta rischiamo di non ritrovare più.
Forse si è andati un po’ fuori “tema”..e visto che io ci son dentro fino sopra i capelli, non mi concentrerò per un discorso perbenista, ma verrà tutto dal profondo del mio stomaco: le realtà fra mamme, in Italia, può variare per tipo di lavoro, tipo di marito, tipo di famiglia (nonni presenti o meno), regione in cui si abita. Ma una cosa ci accomuna tutte: l’obbligo di dover lasciare i nostri figli a tre o cinque mesi della loro tenera vita. A me fa schifo solo scriverlo, perché le emozioni che si provano non hanno parole che possano esprimerle. Abbandonate dallo Stato che ci “vuole coccolare” con i voucher per le tate o nidi, in alternativa arrangiarmi col 30% dello stipendio. Oh che consolazione! Io con questo 30% son arrivata a 7mesi della mia piccina, ma perché mio marito sta facendo doppi turni, senza nemmeno vederla la figlia. Ora son costretta a tornare a lavorare, ma alle 6 del mattino, congelando il mio latte, chi può tenere la mia bimba? Un po’ il padre e poi la nonna.ma non mi dilungo, perché ognuna ha la propria storia . La famiglia nella costituzione italiana dovrebbe essere messa in primo piano, rispettando i sentimenti, rispettando l’Unione della famiglia e non facendola dividere tra più case o addirittura affidando i bimbi ad estranei. Ps.:Al tacco 12…un bel *** perché correre dietro due piccoli, si è sexy anche cn le ballerine, ma comunque non mi interessa esserlo; sono donna perché sono mamma!
Abbandonate dallo Stato, sono assolutamente d’accordo.
Ognuna ha la sua storie e le proprie difficoltà, anche.
Sul tacco a spillo, un pó meno (ed è una metafora od un auspicio ovviamente), perché ci voglio provare. Voglio provare a non dimenticarmi di me, a non considermi solo mamma, ma anche e sempre donna! E tentare non nuoce ✌?️?
Rosy sante parole,viviamo in un paese anti maternità,nemmeno in Romania è cosi,mi hai tolto le parole di bocca.Io da dirigente,al terzo figlio sono ritornata impiegata,ho chiesto un part time ma corro comunque tutto il giorno e anche se ho rinunciato a molte cose i soldi non bastano mai.
Just4mum mi deve scusare, io non ero mai entrata in questo blog, ed ho letto la sua descrizione come risposta alla lettera, ma ho notato che sotto ogni post c’è. Comunque, certo ogni mamma non deve trascurarsi e ,mi creda, più spazio si dà a se stesse anche i bimbi ne trarranno benefici.ma termino qui l’off-topic, magari ne parleremo sotto argomento appropriato.
??
Sono d’accordo. ..è uno schifo una vergogna e chi più ne ha più ne metta..abbandonare il proprio bimbo a 6 mesi per tornare a lavoro e lasciarlo crescere da estranei non è una vittoria per le mamme del nostro paese. Ci vogliono aiuti, ma quelli veri.! Quelli che permettono alle madri di crescere il proprio bimbo. Speriamo qualcosa cambi….
Aggiungerei che fra l’altro al giorno d’oggi è facile che quello che qudagni sia pari a quello che dai ad asilo/baby sitter!
Ci vorrebbe una rivoluzione!
Secondo me dovresti cambiare lavoro…sei incastrata in una vita (lavorativa) che non senti tua…cambiando lavoro, potrebbe cambiare la tua soddisfazione personale e potresti trovare nuove energie a casa e motivazioni per affrontare le difficoltà quotidiane…so che un conto è dirlo e un conto è farlo, ma prova a pensare se questo potrebbe aiutare…
Sono molto solidale con questa mamma e donna…tutte noi che stiamo leggendo l’articolo ci ritroviamo a rivivere la situazione lavorativa e affettiva descritta. Io, fortunatamente, sono riuscita a rimanere a casa col mio bambino fino al suo primo anno di vita. Al mio rientro in ufficio mi hanno sempre più isolata dicendomi ‘Non ci sei mai!’…certo perché se il bambino si ammala l’asilo nido ti chiama e devi correre a prenderlo facendo un’ora di strada (io lavoro a Milano ma vivo a Varese) con la tristezza e la preoccupazione di ogni mamma, esci e te ne freghi dei giudizi di tutti. Mio figlio è cresciuto e le preoccupazioni sono altre ora ma, conciliare tutto è veramente un lavoro da super donne e sfido qualsiasi uomo a fare quello che facciamo noi! Mi sono presa le mie rivincite sia professionali che affettive e il consiglio che do a tutte è: non mollate mai!
Capisco questa mamma. Ho due gemelli di 9 mesi sono rientrata a lavoro che loro avevano 5 mesi. Non aggiungo altro che non sia stato già detto. Al compimento dei 12 mesi continuerò a lavorare part time per seguire la famiglia ma facendo due conti il mio stipendio va alla baby sitter o al nido. Ho deciso di trasformare questa situazione (deprimente) in opportunità iniziando a lavorare per un progetto mio che ho sempre rimandato per non buttare nel cesso un contratto a tempo indeterminato. Ovviamente ho tutti contro ma devo provare in fin dei conti non voglio avere rimpianti e non voglio che i miei bambini un domani abbiamo paura di azzardare! Per il resto…fatemi un in bocca al lupo!
Un grande enorme in bocca al lupo!!!!!
Molto interessante vedere che la vita di coppia non sia neppure nominata. Io mi sono appena separato perché ero un marito di una donna come te, dalla quale non ricevevo più nulla, che passava la sua vita a snervarsi, e che non era più interessata a ricevere nulla da me.
Riflettiamo.
Sono molto dispiaciuta per quanto sia accaduto alla tua famiglia, ma:
1) Do tutto a mio marito anche se è un momento in cui penso a dedicare più tempo ed energie alla mia bambina che a mio marito, come è normale che sia;
2) Non passo la mia vita a snervarmi. Faccio la mamma, sono una moglie, lavoro, curo i miei interessi e non mi faccio mancare niente nei limiti del possibile;
3) Provo ancora parecchio interesse a ricevere da mio marito tutto quanto voglia concedermi.
Solo perchè curi un blog, perchè mi lamenti e ironizzi sugli uomini non vuol dire che debba essere bersaglio di giudizi pesanti e gratuiti!
Questa lettera mi ricorda della storia della mia suocera “meravigliosa donna” che ha dato vita a 2 bambini (oggi uomini). 36 anni fa ha dato vita al suo primo figlio e dopo 8 anni al secondo. Dopo un solo anno di vita del secondo figlio separazione del marito. Lui aveva un altra donna e dopo tanti perdoni non è più riuscita a perdonare. Come per legge la mamma con i figli e rimasta a vivere in casa e il marito via da casa, solo che è durata poco perché il marito ogni giorno andava a in cerca del litigi e li diceva sempre di andare via perché quella era casa sua ( casa che hanno costruito insieme) un giorno la donna ha preso i figli e se ne andata in affitto. Il marito naturalmente non pagava i alimenti perché avendo soldi riusciva sempre a pagare avvocati e cavarsela. Con un lavoro come operaia, nido scuola affito vestiti da pagare è senza nessun altro aiuto la donna si è resa conto di non avere neanche da mangiare per i figli e allora si è arresa portandogli dal papà, papà che viveva con un altra donna, e dopo tutto il papà a avuto il coraggio di chiedere alimenti dalla madre. I figli sono cresciuti in sofferenza, il più grande soprattutto perché era più grande e ha capito perché la mamma ha rinunciato a loro. A 18 anni il più grande e andato a vivere con la madre il secondo è ancora con il padre. Ma il rimorso del fallimento di questa donna c’è ancora di non essere riuscita di coccolare i suoi figli quando erano piccoli di non essere riuscita a essere vicina a loro quando si facevano male a darle il bacio sulla bua, quel bacio che cura tutto. E proprio vero che non c’è nessun aiuto dallo stato per le donne mamme. E fa tanta tristezza.
Che storia triste Veronica. Ed il pensiero che come questa ce ne siano milioni, mi fa venire i brividi! Lo stato non ci aiuta e non ci aiuta nessuno in fondo se non la famiglia, per quanto possa e per chi ha la fortuna di averla!
Solo su una cosa non sono d’accordo, non parlerei di fallimento (benchè probabilmente anche io al suo posto lo avrei percepito come un fallimento) perchè lei ha fatto di tutto per i suoi figli, anche se purtroppo non è risultato abbastanza!
Un abbraccio…
Ciao. Grazie per questa lettera. Oggi sono molto giù. Faccio la maestra mamma di un bimbo di 5anni e due gemelle di quasi tre anni. Inoltre anche il primo parto era gemellare, ma la bimba aveva una malformazione ed è mancata dopo quattro mesi di ospedale. Anche mio figlio è nato che pesava appena un chilo e era piccolissimo, e la gela è stata operata dopo due ore che era nata. Ringrazio ogni momento che ho potuto passare con lei, sono quasi cinque anni che manca. Poi dopo due anni e mezxi sono arrivste nle gelle cosa che sembrava impossibile. Ma stanno bene e quindi mi sento molto fortunata. Ho tre figli bellissimi e darei la vita per loro. Per lavoro faccio la maestra, mi sento in dovere di fare il mio lavoro al meglio. Comunque in tutti i campi non riescono. Sono la prima a svegliarmi la mattina e l’ultima ad andare a letto. Ci siamo trasferiti da mia mamma (persona estremamente egoista)perché ha la casa più grande. Tra lavoro di ristrutturazione, trasloco, bimbi , lavoro marito. Sono sfinita. Mio marito lui perfettino, ma un critico ne allucinante. Tanto non riesco a fare mai abbastanza. Se faccio una cosa sono altre mille che non riesco a fare e lui è il primo a criticare. È così triste perché credo che dirompenti brutti li abbiamo passati. Stare vicino a mia figlia e a mio padre mentre se ne andavano, credo che sia ststa la cosa più coraggiosa della mia vita e mi sembra di non poter paragonare, se adesso con tre bimbi non riesco a passare la polvere o a stirare tutto o se abbiamo il soggiorno con i giocattoli che i nostri bimbi spargono in giro o a seguire tutti gli angoli di casa che abbiamo da sistemare. Tra un po’ cantiamo con il coro e ogni volta che canto penso ai miei bimbi;essere di esempio per loro. Credetemi cantare vicino ad una incubatrice con i tuoi bimbi dentro ed è l’unica cosa che puoi fare. Ti senti veramente inutile. Un abbraccio a tutte la mamme imperfette che amano la loro imperfetta vita
Leggere le tue parole credo sarà di enorme conforto per tante mamme. Sei d’esempio per me e credo di non parlare solo a nome mio. Ti sono davvero vicina con enorme affetto. Guarda sempre avanti perchè sei fortissima, molto più di quanto tu non creda! E vai bene, anzi benissimo, non siamo macchine, ma mamme, esseri umani che amano e danno tutto sempre per i loro figli!
Un caro abbraccio
Cara Katja, una lacrima mi è scesa dal cuore. È ingiusto che tuo marito ti critichi, ingiusto che tu possa sentirti imperfetta. Molte mamme, con la metà dei tuoi impegni non ce la fanno, aggiungerei anche molti padri, quei rari padri che fanno davvero i padri e non SOLO gli uomini col “pelo che portano i soldi a casa”. I giochi una volta messi a posto, tornano sparsi ovunque dopo 5 minuti, la polvere.. Noi siamo fatti di polvere, poco importa se ce n è un po’ in casa, i panni da stirare potrebbe farli ogni tanto lui se tu non ce la fai.sarà bravo se sa criticarti. Il tempo è già troppo poco ed i figli crescono in fretta, goditi i momenti con loro quando sei a casa. Per tutto il resto ci sarà tempo quando saranno cresciuti. Non pensare agli altri, perché ad essere stronzi è facile, essere mamme lavoratrici no!
Mamma mia che lettera meravigliosa… Mi sembra di guardarmi alla specchio…. Mamma di una bimba di 10 mesi che ha un attività sua di medicina estetica e che passa le sue giornate tra poliambulatorio, casa, pediatra e parco giochi… Amo mia figlua, ma ciò non mi toglie il diritto di ama re anche ciò ho fatto per tutta vita, il medico estetico. Amo fare la mamma, ma amo anche rendere felice la gente con il mio lavoro. Quindi DONNE non smettete di essere ciò che siete solo per vostro figlio, perché lui/lei vi amerà ancora di più quando dirà mia mamma fa questo o quello…
Ecco!!! Puoi dirlo forte!
Essere nate donne è uno scottate privilegio .
Di sentire di più
Sempre
Ogni cosa
Di avere il cuore straripante d amore
Ma che colmo di amare tristezza ( aiuti non ricevuto nei momenti X , parole non dette, cose non fatte, lavori mai condivisi…etc etc chi ne ha più ne metta..
Porta a sentirsi uomo
Perché devi essere sempre forte
Sempre pronta
Tutto sulle tue spalle …
È una vita difficile, quella delle donne .
Bella da vivere, ma dura
Nb: L uomo che commenta qui ..
Potrebbe gentilmente andare a vedere la domenica sportiva , tanto siete bravi ad aiutare gli atri , al telefono , nel dare consiglio , ma quando c è da fare .. Dove siete?
E nn ditemi .. Vi prego.. No il mio è bravo , ipso o meglio, te etc .. Tutte parole .
Ci facciamo un gran mazzo
Punto
Zero coccarde
Se nn i nostri pargoli .
Che sono tutta la mia vita .
Il resto …
Esatto ci facciamo tutte un gran mazzo! Non che gli uomini non se lo facciano, ma diciamo che la donna fa sempre per 3!
L’Italia deve cambiare è rimasta ferma basta dare uno sguardo ai paesi del nord. Asili nido all’interno delle aziende, permessi speciali sia per il padre e la madre …… attività sportive durante orario scolastico …. scuolabus gestite direttamente dalle scuole con possibilità di un dopo scuola per fargli fare i compiti senza costi aggiuntivi e cosi via questi sono gli aiuti di cui abbiamo bisogno poi per carità si sa’ che crescere dei figli non è facile e ci sono dei sacrifici da fare ma dobbiamo far capire ai nostri uomini che se si vuole creare una famiglia tutti devono aiutare noi italiane forse alcune volte.siamo troppo protettive e non diamo ai nostri uomini la responsabilità che devono avere anche solo quella di portare loro i bambini dal pediatra o mentre noi cuciniamo loro pensano a lavarli e mettergli il pigiama o come andare a scuola ai colloqui con l’insegnante ecc. Ecc. Perché non ci fidiamo ……. la famiglia è una squadra dove ognuno deve fare la sua parte chesia uomo o donna ….. dispiace sempre sentire queste mamme cosi affrante e demoralizzate mi sento solo di dire vogliamoci più bene e chiediamo più aiuto ai nostri uomini dopotutto non dobbiamo dimostrare niente a nessuno e fare le super-mamme e mogli per far vedere che riusciamo a far tutto non aiuta ma distrugge il nostro essere donna e mamma quindi unica soluzione quando si decide di creare una famiglia in casa non deve esistere uomo o donna ma una squadra unita e compatta … … sono una mamma di 50 anni con due figli di 23 e 18 anni e ho sempre lavorato e con mio marito ci siamo sempre divisi i compiti anche perché i figli sono anche suoi o no!!!!? Ciao
Parole sante! Ma la realtà è che con il lavoro e i figli piccoli si fa una gran fatica! La libera professione poi ti esclude! Bisognerebbe avere uno stato più partecipe ed anche mariti più smart…
La cosa che davvero continuo a non capire è perché figli e gestione familiare debbano essere a carico per forza della madre, come traspare non solo dalla lettera della mamma ma anche dalla quasi totalità dei commenti.
Forse gli uomini hanno di natura qualche grave deficit cognitivo che impedisce loro di fermarsi al supermercato e poi cucinare la cena, quando rientrano dal lavoro, visto che la mamma si è già occupata di pulire i pavimenti e fare il bagno ai figli? Oppure, è troppo umiliante che un permesso in più dal lavoro per portare i figli dal dentista lo prenda lui?
Per carità, ogni famiglia ha la sua storia. Ma finché partiremo dal presupposto che “tanto tocca tutto a noi” e che se c’è da sacrificare una carriera, è per forza quella della donna, non se ne esce. Discorsi del genere in altri paesi (inclusa la vicina Francia) sembrerebbero fatti da estremiste talebane, qui sembrano la regola.
Non è neanche giusto auspicare che con la maternità la donna resti a casa per uno, due o tre anni magari con lauti sussidi statali, perché allora si giustificano ancora di più tutte le discriminazioni che la donna subisce in fase di assunzione e colloquio. I figli si fanno in due, e in due (a meno di casi particolari) andrebbero allevati).
Sono d’accordo con te! Ma la realtà è che il carico maggiore, anche da un punto di vista psicologico ce lo abbiamo noi madri!
Wow…Che sollievo sentirlo dire…
Ma aggiungo che sollievo permettersi di dirlo. Faccio fatica, fatico a stare dietro ad una ruota che gira troppo veloce…
Io mamma di due gemelli, separata e nel contempo inizio un’attività in proprio, sono pazza, ma più che pazza sono stanca, eppure non mollo, vedo la mia professione prendere il volo, sento la stima delle persone, ma a casa i miei figli 13enni pretendono che la mamma non cambi, non molli la sua presenza, non deve lavorare troppo, e anche quando spiego che se non lavoro non mangiamo, loro non ci credono, e i macigni più grandi sono proprio i sensi di colpa verso di loro…
Eppure io sono felice, ho pochi soldi e tanti debiti, ma so che faccio del mio meglio, ogni giorno. Non voglio perdere di vista chi sono e cosa desidero, ma allo stesso tempo so di essere mamma, al 200% …e dico grazie a tutti quanti mi sono vicino, anche con il sorriso in questo mio cammino di grande crescita e maturità.
Io ti dico, che si può fare, lasciando andare il superfluo e concentrandosi su di noi…esseri umani…si può fare!
Si può fare e ce la faremo!
Ho letto con interesse la lettera e le varie risposte . E mi sono immaginato che potrebbero essere le stesse cose che la mia compagna ed io potremmo scrivere se fossimo dei neo genitori.
Entrambi quarantenni, non passa quasi giorno che ci chiediamo quando potremmo avere un figlio o una figlia. Ed appena ci pensiamo ci vengono in mente tutta una serie di motivazioni che ci fanno, al momento, desistere.
Giusto per fare qualche esempio… Lei sa già che perderebbe probabilmente il lavoro una volta finita la maternità com’è capitato a buona parte delle due colleghe.. Io ho perso il mio lavoro da dipendente per la chiusura della ditta e stanco di lavorare per vedersi sempre cassa integrazione mi son messo in proprio anche se ci vorranno alcuni anni per ingranare ed avere uno stipendio decente.. Abitiamo lontano dai genitori quindi non avremo nessuno a cui lasciarlo ammenochè non esistano asili nido attori dalle 6 alle 21 (lavoriamo lontano casa ed io viaggio stando via anche settimane senza avere possibilità di spostare o cambiare gli appuntamenti)…i genitori non possono in alcun modo darci una mano economica visto che anche loro non sono messi bene…in più abitando in Umbria non lontano dalle zone terremotate abbiano avuto alcuni danni che hanno prosciugato quasi allo 0 i nostri conti per i lavori di ristrutturazione.
Ore apparte l’ultimo esempio le altre situazioni sono comuni a molte coppie.
Ora mi chiedo e vi chiedo…chi ha avuto o avrebbe il coraggio di pensare ad una famiglia? Sicuramente con i nostri progetti comuni fra qualche anno saremo più pronti ed economicamente tranquilli… Ma dobbiamo aspettare i 45/50 anni per provare ad avere una famiglia al completo? Oppure pensarci ora, tirare su i figli tra mille difficoltà col grosso rischio di non farcela in maniera almeno decente? Ne vedo troppe di coppie che scoppiano esaurite per questi motivi e non vogliamo entrare a far parte di questa categoria con i figli a soffrire di queste situazioni. E si bene che non c’è una risposta certa.
Per fortuna, almeno, le cose tra noi funzionano alla grande ed in casa non c’è distinzione tra i ruoli di donna/uomo: quando ci sono da fare le cose per mandare avanti la casa si fanno senza distinzione tra “cose da donna” o “cose da uomo”. Ma è un’amara consolazione.
Hai ragione da vendere! Ma il mio consiglio è di buttarvi… lo sfogo dell’autrice, come di milioni di altre mamme descrive alla perfezione la realtà, ma non specifica forse la cosa più importante: la gioia che vi darà un figlio sarà sempre più grande di tutte le difficoltà! In bocca al lupo! E grazie per il tuo commento che mi ha fatto davvero piacere leggere!
Grazie per le tue parole e crepi il lupo! Immaginiamo bene la gioia che potrà dare un figlio e…speriamo arrivi presto il giorno in cui scavalcheremo i nostri dubbi e remore! Buon proseguimento per il tuo blog 🙂
A tutto c” e un limite care Mamme
E ritenetevi fortunate sia di essere mamme che di avere un lavoro
Io non ho nessuna delle due cose purtroppo
La vita ha voluto così…
Lotto ogni giorno x sopravvivere
Ma non mi lamento nonostante tutto
Buona fortuna a tutte
Mi spiace molto per la tua situazione. Certamente è molto più difficile di tante altre…ciò non significa che non si possa essere solidali anche nei confronti di chi, per quanto stia apparentemente meglio di noi, viva comunque una situazione di disagio…
Beh è già bello che un lavoro tu lo abbia conservato perché oggi avere un lavoro a tempo indeterminato è un lusso di pochi e per esperienza personale ti garantisco che se hai un contratto a termine e rimani incinta a fine contratto ti pianteranno una bella salutata. Quanto vorrei far fatica a fare la mamma e lavorare!
Hai ragione…per molte è così… comunque non sono io l’autrice della lettera..
Ciao, sono un padre che segue il suo piccolo di 8 anni purtroppo affetto da una malattia neurodegenerativa, non c’è la mamma perché in stato vegetativo da anni. Capisco lo sfogo di questa mamma, far coincidere lavoro e esigenze dei propri cari alle volte diventa impossibile, purtroppo ho dovuto prendere la decisione di dedicarmi solo al piccolo (cosa assolutamente non facile)…ma con il tempo e l’esperienza sto unendo i tasselli per realizzare un Resort per famiglie che vivono il mondo della disabilità, “una vacanza per non perdere la speranza”. Mai arrendersi, la vita è un passaggio da amare incondizionatamente
Mi dispiace. Mi dispiace per tutto. Per la tua situazione familiare sicuramente molto più grave di chi ha scritto queste parole e per la mancanza di aiuti concreti da parte di chi dovrebbe renderti la vita più semplice. Ti faccio un grande augurio per i tuoi progetti e per la tua vita, sperando che Just4Mom la prossima volta riesca a strapparti un sorriso ?
Una sera tornai a casa da lavoro, ore 19.. alla stazione mi aspettava mio babbo con le mie bimbe di 2 e 3 anni.
Mi raccontava che le aveva prese al nido, che erano stati alle altalene, che avevano fatto merenda..
Io, laurea in economia a Siena, master in financial planning, gestore junior presso una finanziaria, a tempo determinato, fuori sede.
Le mie figlie le vedevo solo per lavarle, cena e nanna.
Marito latitante.. che dopo qualche anno è proprio sparito..
Ho deciso. Basta. Non è la mia vita.
Stavo male.
Licenziata.
Ho ripreso il lavoro di istruttrice di nuoto e fitness che mi aveva mantenuto negli anni dell’universita.
Aperto la p.iva e cresciuto con soddisfazione le mie figlie.
Spesso me le portavo a lavoro.
Le mamme soddisfatte fanno bene ai figli.
Il problema è il lavoro, l’ambiente, il rapporto con i colleghi.
Non è il fallimento di tutto!
Oggi?
Dal 2012 lavoro part time in una splendida azienda.
Siamo 25 donne, complici, amiche, mamme.
Libere di fare le mamme, senza lasciare il lavoro.
Michela
Ho letto con le lacrime agli occhi! Sei stata coraggiosa e, ciò che più importa, HAI VINTO! Hai vinto perché sei riuscita a costruire la tua felicità e, di conseguenza quella dei tuoi figli ❤️
Lavoratrice autonoma che aspetta il suo primo figlio. Sono di quasi r mesi di cui 2 passati a letto per nausee forti. Se non ci fossero i miei suoceri ad aiutarmi a quest”ora io e mio marito saremo sulla strada. Come se non bastasse, essendo “padroncina”, non ho diritto alla maternita’ come le altre: potro’ fare richiesta solo dopo aver partorito e avro’ 5 mesi di paga pari al 30% del mio reddito dichiarato. Quindi io non sono “donna” come le altre, che possono permettersi “GIUSTAMENTE” i 5 mesi a casa ad accudire una creatura che ami ma che ti sfinisce. Dico questo perche’ e’ tutto legato: ci dicono di fare figli, che l’Italia e’ un paese avanti, poi tante, TROPPE, donne devono decidere se stare a casa a badare i figli perche’ non ce la fanno o lavorare solo per pagare tate o istituti affinche’ tengano i bambini. Come si fa a defire ufuali diritti se gia’ fra lavoratrici dipendenti ed imorenditori c’e differenza? E badate, non tutti gli imprenditori hanno una ditta di 100 dipendenti… alcuni ne hanno solo 2 e fanno fatica. Ci prendono in giro con i bonus bebe’ e poi si stupiscono e si “sconvolgono” se una donna ne esce GIUSTAMENTE con un post come questo. Io mi appello al potere che abbiamo dentro, che tutte noi abbiamo essendo DONNE. la forza per andare avanti. Perche’ non ci aiutera’ nessuno.
Hai detto bene! Senza aiuti ci ritroveremmo in mezzo alla strada.Il punto è che non dovrebbero farlo i nostri cari, ma lo stato!
Ho fatto l’impiegata per quindici anni in un’azienda che mi ha conosciuta ventenne, mi ha vista sposarmi e avere la mia splendida bimba dopo due gravidanze andate male… al mio ritorno dalla maternità ho ricevuto il benservito trovandomi senza lavoro con un mutuo enorme da pagare un marito operaio malpagato e una bimba di dieci mesi. Da quel momento sono entrata nel tunnel del precariato… ho lavorato a singhiozzo ricominciando mille volte in posti nuovi trattata da neodiplomata nonostante la mia ventennale esperienza… l’ultima arrivata, quella che non deve mai fare assenze nemmeno se la bimba ha la febbre, quella che deve dimostrare che è più brava così forse ti assumono… quella che guarda gli altri vivere la vita senza potersi permettere di fare alcun tipo di progetto. Oggi ho quasi quarant’anni… questa settimana inizierò l’ennesimo lavoro… mi sarà richiesto di lavorare nove ore al giorno più il sabato mattina… mia figlia si troverà ad affrontare la scuola primaria senza di me… io soffro di fibromialgia (malattia non riconosciuta dalla stato), arriverò la sera sfatta e avrò perso il bello della giornata… non potrò scegliere di avere un secondo figlio altrimenti non mi verra mai rinnovato il contratto… Mi sento forzata a fare qualcosa che non voglio…. qualcosa che mi darà dolore fisico e mentale… ma non ho scelta perché con il solo stipendio di mio marito non campiamo. .. io potessi vorrei essere una donna degli anni sessanta… che può curare i suoi figli, la sua casa, può ancora uscire a fare la spesa senza correre e andare a prendere sua figlia a scuola… anche senza tacco 12… quella di oggi non è libertà o emancipazione, è solo un nuovo tipo di schiavitù in cui non ci è permesso di scegliere.
Hai assolutamente ragione. E chi parla di emancipazione e parità dei sessi non sa proprio cosa voglia dire essere mamma!
Abbiamo tutte lo stesso problema, io ho tre bambini è un lavoro che mi occupa dalle 8 alle 10 ore al giorno e tornare a casa ed essere stravolta mentre i tuoi figli ti chiedono di stare con loro per noi non è bello. Sentire tua figlia dirti “mamma non sorridi mai” è un macigno pesante da portare, non poterci essere all’uscita di scuola o alla lezione di nuoto, non avere tempo per vederli crescere e sapere che quel tempo perso non tornerà mai più è devastante. Ti senti in colpa, ti senti fallita e ti rinchiudo in bagno alle 2 di notte a piangere e ti senti ancora più sola e sconfitta. Ti dici anche domani cambierò ma non sai come fare non sai cosa eliminare perché non puoi rinunciare a quella misera paga che ti fa portare almeno i tuoi figli in vacanza quei 15 benedettissimi giorni di ferie. È dura, ma dobbiamo farcela per noi è per i nostri figli, anche se come possiamo farcela ancora non lo so.
Condivido e ti capisco. Quello che invece non riesco a comprendere è come molte donne non siano solidali su questo argomento!
Io ho dovuto mollare. O meglio, sono stata invitata a mollare. Dopo più di 16 anni di servizio ho avuto il benservito dall’azienda per cui lavoravo, perché ho scelto di mettere i miei figli al primo posto. Ciò non significa che per me il lavoro non fosse importante, anzi! Solo era al secondo posto. Ma non è stato sufficiente: mi si chiedeva di spostarlo al primo posto, rinunciando ad un part-time (spesso per modo di dire) conquistato col sudore, ignorando l’orario di lavoro contrattuale e chiedendo disponibilità incondizionata per un ruolo che non era neanche dirigenziale… E dopo anni di vessazioni, umiliazioni, di autostima ridotta al lumicino, psicofarmaci per non cadere nel baratro, di lacrime asciugate prima di entrare in casa e sfoderare un gran sorriso davanti ai miei piccini… Ho mollato. Dovevo riappropriarmi di me stessa, raccogliendo i cocci della mia autostima. E in tutto ciò, l’amarezza più grande è che chi mi ha fatto tanto male è una donna. Single, ovviamente. Ora faccio la mamma, ma con la ricerca costante di un nuovo lavoro. Peccato che in Italia è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che una donna di quasi 50 anni trovi un lavoro part-time…
Come ti capisco Serena e sappi che siamo (purtroppo) in molte a capirti! Fatti forza su questo e accettati perchè ciò che è più importante è provare sempre a dare il massimo! Un abbraccio!
Ti consiglio la lettura fel libro “sposati e sottomessa” di costanza miriano (ovviamete il tutolo gioca sulle parole non pensare a quel tipo di sottomissione) a me è stato regalato peri30 anni ed ha cambiato moolti punti di vista…..
Grazie per il consiglio! Mi incuriosisce molto, lo comprerò al più presto! 😉
Io condivido in.pieno lo stato d’animo di questa donna. Ci ho provato in tutti i modi, ma non ce la faccio.. sarò debole, meno forte di altre, accetterò questa condizione e mi dedicherò a loro finché me lo permetteranno. Il tempo vola, loro crescono e voglio viverli i miei figli, soprattutto voglio che loro mi vivano.
Ed a tutte quelle che mi dicono:”io ce l’ho fatta, ce la puoi fare anche tu!” Rispondo che NO, io non ce la faccio a me questa vita che “non vivo” non mi piace. Sarà dura per altri aspetti ma ho deciso.. scelgo loro.
Evviva la libertà di scegliere!!!!!
succede che poi in un momento in cui le cose si complicano, rinuncia l tacco 12 o al parrucchiere o al trucco. Poi finisci per rinunciare a guardarti le mani quando le altre hanno unghie perfette. Senza che te ne accorgi gli altri finiscono per rinunciare a te, perche non hai altro da dare che la tua frustrazione, le tue corse infinite. E in pochi anni ci si accorge di essere inesistenti, fantasmi perennemente indaffarati. E la bellezza delle nostre anime muore
Le tue parole sono fortissime, ma forse hai ragione tu…
Capisco benissimo,
Se vivessimo in un paese veramente civile, la donna potrebbe essere sia mogle,mamma,che donna in carriera.
Invece si deve scomodare la nonna, la suocera,pagare nido o baby sitting, peggio se non si hanno tutte queste risorse ( parlo del mio cap) essendo a 2000 km da casa ,con un marito ,che pur part time ,non riesce a conciliare ,ed una mamma assistente di volo che deve sacrificare la sua famiglia lasciandola per giorni, perché non c’è nessuna legge che la tuteli, perché i bimbi dopo i 12 mesi sono considerati già autonomi ed indipendenti dalle leggi e /o dalle regole aziendali di questo paese!!
E se si trova qualsiasi escamotage per essere più presenti in casa, si è tacciati di poca produttività, non dai colleghi, ma dal datore di lavoro, senza passare dal via!!
Che rabbia, passa quasi la voglia,non di essere mamma, di lottare!
Hai proprio ragione. Non ci si rende conto di quanto sia difficile far fronte a tutto questo finchè non si diventa mamma. E così d’improvviso scopri di avere bisogno di aiuto, da tanti fronti, e quest’aiuto pare non esistere 🙁
In questi giorni anche io ho il groppone in gola.
La libera professione mi ha dissanguato e portato via da mia figlia. Ho pensato e ripensato cosa sia giusto fare e alla fine, nonostante sia brava nel mio lavoro, nonostante le gratificazioni (mai economiche) non mancano ho deciso di chiudere la mia partita IVA.
Una decisione che spezza il cuore di chi ha creduto che NOI donne potevamo fare tutto e invece aveva ragione mia nonna quando dice: ma vuoi con questa parità cosa ci avete guadagnato? così ora, non a dicembre, devo chiudere… non posso aspettare altrimenti farò passare ancora un altro anno. La mia bimba di 4 anni merita di essere accompagnata da me al corso di nuoto e io merito di non piangere perché non ho i soldi per pagare tutte le mie spese.
Non sarà facile perché io sono entrambe le cose Mamma e Avvocato ma così finirò per ammalarmi e non ne vale la pena. Sono notti che non dormo che fisso il tetto e mi chiedo cosa devo fare.
Ho un’assicurazione per gli infortuni e penso che per la mia famiglia valgo di più da morta che da viva.
Io amo la vita e mia figlia e non posso continuare a vivere piena di pensieri negativi. Peccato la mia piccola diventerà grande in un baleno e io a breve sarò nuovamente ad un bivio… nel frattempo, piena di mille risorse faccio questo salto nel buoi pregando Dio di darmi la forza per ricominciare una nuova vita.
Anche io sono mamma e Avvocato. E’ un bello schifo in questo paese questa è la realtà. Ho deciso di fregarmene e di fare ciò che mi rende felice. Credo che sia la chiave giusta anche per te 🙂
Non è vero che è un fallimento, non è vero che noi donne dobbiamo rinunciare. Fare le cose al meglio non significa necessariamente essere perfette. Non dobbiamo essere perfette agli occhi nostri o di chi abbiamo intorno. Io sono fortunata perché ho un marito che mi aiuta da morire, ma io due figlie le ho fatte con lui e non vedo perché certe cose debbano essere demandate solo a me o solo a lui. La verità è che noi donne vogliamo fare tutto, bene , perfettamente e da sole, e se chiediamo aiuto vogliamo che l’aiuto sia il clone di quello che avremmo fatto noi stesse in quella situazione. Il vero affrancamento delle donne sarà quello da noi stesse.
Io ho un negozio: lavoro dalla mattina alla sera dal lunedì al sabato e a volte anche la domenica: anche io ho passato periodi neri, in cui mi vedevo un mostro e credevo di abitare in una discarica o quasi. Poi mi sono fermata e ho capito che se ho 20 minuti da passare in casa, preferisco parlare con le bambine piuttosto che spolverare. Non sono perfetta e ho smesso di provare ad esserlo, così posso dire che sono realmente felice. Nel frattempo i bimbi crescono e almeno alcune cose diventano più semplici.
Dovrebbe sempre essere semplice… almeno noi facciamo ciò che possiamo 🙂
Prova ad essere mamma single E lavoratrice,e dover pagare nidi perché non hai aiuti,l’affitto di casa,fare DUE lavori per arrivare a fine mese,poi ne riparliamo. Dio da il pane a chi non ha i denti.
Non c’è dubbio. Non ci sono tutele! Questa mamma per molte cose è sicuramente in una situazione privilegiata, ma, a mio parere, non per questo meno comprensibile…
Ho 30anni, purtroppo non ho ancora figli.
Ma li vorrei, e vorrei potermeli godere: e so che questo mi imporrà di lasciare il lavoro che amo, che pretende 10-12 ore al giorno di lavoro.
Mi stupisce però leggere che lo Stato dovrebbe proteggere “le mamme” e non le coppie che fanno figli: entrambi i genitori devono essere presenti e dare il proprio apporto.
Il ragionamento è banale: se i due genitori sono dipendenti a 40 ore, è molto più accettabile che ciascuno si assenti per 5 ore a settimana piuttosto che uno solo per 10.
Sarebbe da cambiare la mentalità del lavoro in Italia, che pretende un celodurismo infinito, dimostrare il proprio lavoro con l’abnegazione invece che con i risultati.
Mi si conceda: donne, smettete di giustificare i vostri compagni e mariti. Pretendete che siano i primi a vedere le vostre difficoltà e a corrervi incontro per farvi correre meno, a non giudicare colleghe e colleghi che si barcamenano coi figli piccoli, a insegnare ai vostri figli che il volto stanco della mamma è bellezza dell’amore verso la famiglia, anche se trascura quella esteriore.
Io l’ho imparato da mio padre, che ha preteso di insegnare a suo figlio che la mamma era anche la sua donna. Il bambino ha faticato a capire, l’adulto lo ringrazia ogni giorno.
Il tuo è un ragionamento molto intelligente e che condivido pienamente. Purtroppo ci si ritrova in situazioni non sempre gestibili con la stessa fermezza e credo che questo sia il caso di questa mamma cui in ogni caso mi sento molto vicina…
Pensavo fosse una lettera di una mamma single fino a quando ho letto “Ti sembra di non essere una brava moglie perché tuo marito ti chiede cosa hai fatto”… Certo che se è questo l’apporto che dà alla famiglia, sarebbe stato meglio considerarlo prima di farci due figlie e lamentarsi…! Le donne che hanno combattuto per i loro diritti hanno combattuto anche per una equa condivisione del lavoro domestico e familiare, mica per poter sommare a tutto il lavoro in casa quello fuori!
Però ragazze non siamo nelle case degli altri e non possiamo sapere cosa succede! Io non la giudicherei così 🙁
permettimi di dissentire, non è un giudizio. Lei stessa scrive che : fa l’avvocato, paga gli sitpendi alle tate e il marito aiuta ma in modo marginale. Sono dati di fatto, sui quali non si può non soffermarsi, io sono un papà separato, che si occupa interamente DA SOLO della figlia, faccio l’impiegato e non posso permettermi le tate, e se ce la faccio io, con milioni di sacrifici, non vedo perchè non deve riuscirci lei. Il marito se l’è scelto, se è un bradipo problemi suoi.
Caro Sandro, credo tu abbia equivocato. Come scrivo nel post non sono io la mamma in questione, ma riporto solamente le parole di una lettera scritta da una mamma lavoratrice al giornalista Beppe Severgnini. Voglio pero’ esprimermi in merito alla tua situazione manifestandoti tutta la mia comprensione e solidarietà: inutile girarci intorno la tua condizione è sicuramente più “disagiata” rispetto a quella della mamma che scrive. Ciò non significa però, a mio parere, che lei vada meno compresa. Ciascuno di noi vive in una propria soggettiva condizione e secondo me fra loro non vanno mai effettuati confronti. Vado al punto: se questa mamma si sente afflitta e sente di non farcela, secondo me merita la nostra solidarietà anche se più fortunata di noi. Spero tu possa comprendere il mio pensiero.
Grazie per essere intervenuto, il parere di un padre credo sia sempre prezioso!
Un caro saluto e alla prossima!
Cara mamma…ti capisco….e io…conscia che.sto trascurando i miei bambini di uno e cinque anni, scelgo loro. Per grazia di Dio posso permettermelo perché mio marito può mantenere entrambi e nell’arco di un anno non avremo più il mutuo sulle spalle. Ma dopo 10 anni lavorando di malavoglia, ho deciso e a gennaio mi licenzio. Con il TFR copriremo il residuo del mutuo. Voglio stare con i miei bambini, seguire il grande nell’inserimento a settembre.prossimo a scuola, il piccolo alla Primavera,accogliere con un sorriso mio marito al rientro dal lavoro. Riprendere un po’ di sano sport. Ricominciare a studiare. Si. A 36 anni voglio fare tutto questo. Non mi sento fallita. È questione di necessità e di priorità. Potendo scegliere, la mia priorità è dormire serenamente perché do il 100% alla mia famiglia e a me stessa. In bocca al lupo e un abbraccio a tutte le mamme che fanno i salti mortali per fare quadrare i conti, sentendosi spesso inadeguate e inermi davanti al milione di cose da fare ogni giorno, a quelle che tengono al lavoro quanto alla loro famiglia, a quelle che scelgono la famiglia sempre…siamo donne e mamme e mogli e lavoratrici e casalinghe e nessuno ha il diritto di giudicarci!
Esatto nessuno può e deve giudicarci! Se la tua scelta è dettata dal cuore allora è quella giusta e io tifo per te!
ho letto con attenzione e in tutta franchezza, e aspettavo il momento in cui si facesse riferimento ai mariti/padri, sui contenuti nulla da eccepire, mi sono rispecchiato anche io nella descrizione iniziale…pochi soldi, poco tempo e tanto tanto da fare come PADRE e LAVORATORE, eh si perchè sai cara mamma LAVORATRICE, che in termini di diritti (e di giusta parità) questi sono problemi che abbiamo anche noi maschietti, e anzi forse anche più pesanti proprio perchè si pensa che solo voi siate destinatarie/vittime di queste situazioni. Apprendo dalla tua lettera, che NON sei separata, e a differenza di tante madri e padri che invece lo sono e devono far tutto da soli, pur con tutta la mia solidarietà, io racchiuderei il senso del tuo sfogo in una frase emblematica ” Certo, i mariti aiutano, ma il loro apporto è sempre marginale ed il carico fisico ed emotivo è nostro”….. non credo sia necessario aggiungere altro, direi che ti sei risposta da sola. In bocca al lupo!
Ciao, voglio dire che altre donne-mamme non tengono scelta nella vita. Malate e givane con figli piccolli, senza il tempo o il pensiero chiaro per amare per la paura della malatia e le sue orrribili conseguenze.
Mia suocera diceva “chi capisce padisce” e poi “prendiamocella col amore de Dio”. Io ci auguro per tutti noi piu amore anche nella delussione, piu sentimenti che sono quelli che ci daranno la guida nella vita. E poi ci auguro a tutti noi piu Umilta.
Leggendo un po’ mi sono ritrovata anche se non lavoro… Spiego meglio, ho neanche trent’anni con tre bimbi e sono molto fortunata a poter non lavorare perché mio marito ha un buon stipendio ( non avanzano molte decine di euro a fine mese comunque) tra un bimbo e l’ altro ho sempre cercar qualcosa sempre selettivo a far part time e ogni tanto lavoro da casa grazie a conoscenti o per un periodo che ho venduto profumi.
Sono sempre di corsa e raramente ho un momento per me anche se può sembrare strano e per quanto sia felice e grata di poter vivere i miei bimbi spero di trovare un lavoretto anche solo per uscire due ore da casa perché a volte mi sento… Non trovo neanche il termine adatto ma quasi una macchina da cui ci si aspetta tutto e a cui si affibbiano 300 cose più quelle che già fai perché tanto stai a casa non lavori mica!!! Mio marito ha un attività sua non si prende mai mezz ora a meno che non sia di vitale importanza ( tipo quando ero all ospedale) quindi non posso scegliermi il primo lavoro che mi capita e via, insomma per un motivo o l altro siamo sempre noi a far sacrifici ma credo sia anche un po il modo in cui siamo cresciuti….
Una lettera stupenda che condivido pienamente. La società dove lavoravo è fallita poco dopo la nascita del mio primo figlio ….. poi ho avuto una seconda bimba …. sto cercando di rientrare nel mondo del lavoro ma sembra impossibile. Le mamme sono penalizzate, c’è poco da dire. I colloqui sono per lo più per sapere se hai figli e come sei organizzata in caso di malattia (devi stare a casa te o qualcuno te li tiene???) …. flessibilità d’orario …. cavoli tuoi se è tutto il giorno che non vedi i tuoi figli, se devi fare un’ora in più la fai e taci —— part time …. cos’è il part time?? cerchiamo solo a tempo pieno signora ….. Per quanto ci propinano che le donne sono libere, che hanno scelte, che sono “invincibili” io credo che nel nostro paese invece sono molto indietro. Si ci lamenta che le nascite diminuiscono…. ma nessuno di chi ci governa si chiede il perchè? Non c’è agevolazione per una mamma che lavora, in molti Stati esteri alla famiglia viene data importanza, noi siamo ancora molto lontani da tutto questo. E mi pare ovvio aggiungere che se i genitori DEVONO lavorare entrambi (perchè al giorno d’oggi per forza sono necessari due stipendi) i bambini non sono seguiti con l’attenzione dovuta.
Io sono mamma di due bimbi, ho un bravo marito che mi supporta e mi aiuta, devo pagare il nido e l asilo e ogni tanto ho la fortuna di avere i nonni, abbiamo un mutuo che se va bene estingueremo a 77(!!!) Anni,x una villetta a schiera di 60mq, 2mq di giardino. Affogo, annaspo ogni giorno, mi sento in colpa con i miei bimbi, stanca x mio marito, inadeguata al lavoro. A fine mese arriviamo precisi. Che dire ogni situazione.è a se. Che significa xké è avvocato non può sentirsi stanca? Anche lei ha orari di lavoro da rispettare e nn credo in tribunale o ad un cliente che ha pagato x avere appuntamento di possa dire all’ ultimo non posso xké mio figlio sta male o c è sciopero a scuola, no? Ragioniamo un po’. Non critichiamo sempre tutti a priori. Vanno aiutate le mamme, in primis, si Sandro & co. Xké nonostante bravi padri e mariti, le donne sono quelle che affrontano la gravidanza, il parto, gli ormoni che fanno casino, l emotività etc , poi subito dopo la famiglia, come nucleo fondamentale della societa. Se poi, come nel caso specifico il genitore è pure solo, padre o madre che sia, va aiutato e sostenuto. Ma non sono solo i fadori di lavoro che devono cambiare siamo tutti xke siamo tutti stanchi e frustrati ma invece che sorreggerci o inciraggiarci, siamo capaci solo di criticare e fare i conti i tasca.
Ammetto di non aver letto tutti i commenti… Ma fin dove sono arrivata, più o meno era un esporre la propria situazione per dar man forte al nocciolo dell’articolo. E quindi, ecco il mio contributo. 30 anni, tre figli, 6-4-2 annim nessun incidente di percorso, tutti voluti e desidersti. Uno con in ritardo nello sviluppo che grazie alle cure di tutti coloro che se ne sono occupati, scuola e famiglia in sinergia, sta recuperando; ma c’è, c’è stato ed è stato davvero pesante sia da un punto di vista fisico, economico ma soprattutto emotivo.
Dicevo, ci sono io, madre di tre figli, di cui uno speciale. Che non fa la mamma (e basta). Ma neanche lavora. E allora cosa fa? Studia. Si sta laureando. In una facoltà che detesta con tutta l’anima, ma in quel settore era l’unico a non avere obbligo di frequenza. “Che cretina, tre figli e butta via tempo e soldi per studiare! E poi si lamenta che è sfinita, che non ce la fa più, che studiare e tenere una vita famigliare soddisfacente non è umanamente possibile…. Eppure lo fa… E si lamenta! Che faccia tosta!”. Eh già. Eppure mi lamento. Perché non ho potuto realizzare il sogno per cui ho lavorato fin da bambina di diventare medico. Perché in Italia o provi a realizzarti professionalmente o fai la mamma. Entrambe no. Non si può. Manca solo più che venga proclamato reato. E mi pesa il non averci neppure potuto provare, mi pesa ogni giorno come un macigno…
Mi lamento perché l’università non tiene minimamente in considerazione niente (nela maternità né altri problemi) e te ti ritrovi a sprofondare in un circolo vizioso di depressione, stanchezza cronica ed esaurimento nervoso senza neanche possibilità di comprensione.
“Avevi a non iscriverti” mi dicono. Già, perché avrei avuto molte alternative, in effetti: ho fatto colloqui su colloqui ma da quando mi sono fatta il primo figlio nessuno vuole assumermi, nonostante gli anni di esperienza alle spalle. Adesso che di figli ne ho tre, vengo vista come una lebbrosa da isolare, altro che assunzione! Da laureata almeno avrei aperto una partita iva (ah, la partita Iva…. Il modo legale per togliere ogni diritto ai lavoratori!) E avrei potuto avere qualche speranza di lavorare. Per pagare una baby-sitter, ovvio. Un lavoro che detesto e che ho dovuto scegliere mio malgrado. Ma almeno è un lavoro. A cui per arrivare ho quasi rinunciato alla serenità, sia con me stessa che coi miei figli e la mia famiglia… Ma almeno, e un lavoro. Almeno non saro solo una “casalinga disperata”. Ah già, perché se non foste informati, le casalinghe non fanno una cippa dalla mattina alla sera. Si annoiano. E la sera vanno a dormire sfinite perché fare niente per tutto il giorno è estancante…. Ma questa è l’idea comune e guai a contraddire un ipse dixit sociale…. Potremo evolvere e progredire e questo, in un Paese come il nostro, è inaccettabile.
PS. E già di grazia che ho un marito di mentalità aperta e mi permette di studiare…
Inaccettabile hai detto bene!
“Purtroppo” aggiungerei 🙁
Neanche io ho letto tutti i commenti: certi discorsi mi sfiniscono.
Mi limito a dire che la vita è fatta di scelte e che ogni scelta comporta delle conseguenze. Ma non è tanto una questione di Paese (fermo restando che l’Italia può istituire tutti i ministeri per la famiglia che vuole: la parità anche solo di dignità tra persone e categorie sociali, prima ancora che tra i generi, è un’utopia) quanto di scelte e percorsi di vita.
Il medico, il giornalista, l’avvocato e la maggior parte delle libere professioni non sono assolutamente conciliabili con una vita domestica e familiare “canonica”. Men che meno per le donne perché la verità è che esiste una differenza di ruoli che nessuna legge dello Stato potrà mai colmare. Al contempo, però, non mi permetterei mai e poi mai di mettere in discussione il concetto stesso di parità, di eguaglianza nelle differenze: semplicemente prendo atto che famiglia e lavoro in certe condizioni sono conciliabili. Né voglio sentire una donna mettere in discussione la battaglia per i nostri diritti civili ed economici solo perché non riesce nell’intento di continuare ad avere un fisico palestrato camminando sulle uova di una paio di tacchi a spillo mentre dirige una grande azienda col pargolo in braccio: quelle sono le fiction. La vita è un’altra roba e i crolli non ci sono solo in Italia. Il mondo è pieno di storie così, a cominciare dai civilissima USA, riprova del fatto che è una questione di esperienze e circostanze che mutano da storia a storia.
La verità è che ci sono infinite variabili nella vita che ci mettono dinanzi ad infiniti bivi: si chiamano scelte e nella storia di ogni persona ve ne sono. Uomini o donne che siano. Non è che una mamma è più brava dell’altra, o una lavoratrice migliore di un’altra: semplicemente si fanno percorsi diversi e, soprattutto, lavori differenti alcuni dei quali richiedono una dedizione pari a quella richiesta da un figlio. E allora si sceglie: o la realizzazione familiare o quella personale e lavorativa. Io, da un certo punto in poi ho capito che non avrei potuto avere entrambi e ho scelto. Per una serie di circostanze ho scelto di non avere figli perché averne non è un obbligo e se ad essi non si può dedicare la cura necessaria è meglio levare mano. Ho visto troppi giovanissimi spezzati, figli di famiglie nate perché d’ha da fare; perché è questo il percorso naturalmente dovuto a suggellare la realizzazione di ognuno. Io e il mio compagno abbiamo una vita molto frettolosa, lontana dai canoni, con tutto ciò che questo comporta in termini di stigma, pregiudizi e volgarità. Ma ho scelto, in un contesto sociale e culturale dove si è costretti più che altrove a farlo e, forse proprio per questo, con una sofferenza accresciuta. Impariamo ad accettare le condizioni nelle quali le nostre vite si svolgono per poterci con esse pacificare e assaporare quello che abbiamo
Ragionamento che non fa una piega e che tiringrazio per aver portato alla nostra attenzione.
Grazie a te!
Hai perfettamente ragione. Hai detto delle cose intelligenti, utili ed anche lungimiranti!
Vorrei inserire, seppur con molto ritardo rispetto alla pubblicazione del post ( ma purtroppo solo ora ho conosciuto questo bellissimo blog), un mio personale commento.
Capisco molto bene la mamma di questo articolo. Anche io mi trovo nella stessa condizione. Una professione pesante sulle spalle, anni di studio, corsi, dottorati etc. Poi la vita mi mette di fronte a prove durissime ma intanto mi regala anche due meravigliosi bimbi… E arriva il giorno in cui non reggi più a tutta la pressione. Il lavoro a cui ti sei dedicata tanto che non decolla e non ti permette di guadagnare in modo adeguato, una famiglia da gestire senza aiuti e con una baby sitter pagata oro. Capisco molto bene il senso di fallimento di questa mamma, l’idea di non arrivare, né in famiglia ( perchè tu sei distrutta alla sera a arrivi a casa e la baby sitter ha giocato tutto il giorno coi tuoi figli, ed è fresca come una rosa mentre tu vorresti chiuderti in doccia e non vedere nessuno!) né al lavoro, perchè si trova sempre qualcuno più giovane, più motivato, più senza figli, che puoi pagare meno, che sembra che produca più di te e la tua sudata esperienza va a farsi friggere.
Io credo che il problema sia in quello che noi donne vogliamo veramente ed in quello che il mondo si aspetta da noi. Riguardo alle conquiste fatte in termini di diritti abbiamo fatto passi enormi, ma siamo arrivati a perdere una parte, non a conquistare qualcosa in più. Ora anche le donne posso fare il medico, l’avvocato, AD di una grande azienda, piuttosto che lavori, sulla carta meno prestigiosi ma non meno faticosi, ma si è perso il valore di quello che le donne facevano prima. Fare la casalinga, la moglie, la mamma è un lavoro immane, una responsabilità grandissima che è stata e viene sottovalutata, anche da noi donne. E quindi si è arrivati che si pretende che una donna faccia entrambe le cose, le faccia bene, ma senza sconti. E’ come se il mondo, a dominio prevalentemente maschile avesse detto: ” ok, volete la parità, e noi ve la diamo, però vogliamo tornare a casa con i colletti inamidati comunque, la cena pronta comunque e anche un adeguato dopo-cena, i figli gestiti dalla A alla Z”. E ormai non si può più scegliere e conciliare, e fare bene le due cose ha dell’impossibile. In uno dei due ambiti devi cedere e finisci per avere sensi di colpa. Questo perchè non viene riconosciuto quello che le donne fanno soprattutto al lavoro. Non viene riconosciuto quale investimento sia per la società del futuro far sì che i bambini crescano in una ambiente familiare adeguato, con genitori presenti. Non tutti hanno i nonni, e non si può attribuire ad una baby-sitter il ruolo di educare i tuoi figli. Ma è con il tempo che passi con loro che gli mostri come ci si comporta, come si fa “a stare al mondo” come diceva mia nonna…
Abbiamo tanto lottato, ma siamo finite come sempre a doverci occupare di tutto e anche di più, senza nemmeno poter scegliere che cosa preferire, perchè se sei solo per il lavoro, sei un mostro privo di qualunque aspetto femminile; se decidi di dedicarti alla famiglia sei una che non ha trovato di meglio da fare o che non è riuscita a conciliare le due cose come fanno molte ( questo mi son sentita dire da molti e quello che è peggio, da molte donne). Il punto fondamentale è che è tutta una questione di compromessi e rinunce, ma se è vero che la vita è piena di tutto questo, a mio avviso alle donne ne è richiesta una dose doppia, ed è li dove abbiamo fallito.
Nostro diritto sarebbe poter scegliere serenamente se fare la manager o la mamma, ma soprattutto per molte di noi è nostro diritto poter scegliere se fare entrambe le cose e che entrambe ci vengano riconosciute come impegno, perchè alla fine dei fatti è come avere due lavori. Bisognerebbe cambiare la mentalità…ma si sa che per questo ci vuole tempo…e mi auguro che mia figlia possa realizzarsi come io sto cercando di fare, ma con meno fatica, e che mio figlio aiuti la sua futura moglie come mio marito sta aiutando me.
Il tuo commento descrive appieno il mio pensiero che, a mia volta, manifesto in lungo e in largo all’interno di questo mio spazio online. Se posso, domani lo posterò sulla pagina Facebook, al fine di fornire la tua testimonianza alle altre mamme che mi seguono e che, come noi, vivono alla costante ricerca di un equilibrio che non si trova mai.
Ti capisco e ti abbraccio!
Eccoci qui:
“Certo, i mariti aiutano, ma il loro apporto è sempre marginale ed il carico fisico ed emotivo è nostro. ”
Quando le donne si renderanno finalmente conto che un figlio significa 50 e 50, cioè suddivisione a metà del tempo dedicato alla cura della prole sarà sempre tardi. Le peggiori maschiliste sono sempre le donne, mi sa. Poi c’è ovviamente anche la mancanza di asili nido gratuiti.
Si, anche io penso che in molte occasioni la “colpa” sia nostra che ci sentiamo quasi onorate quando i padri svolgono i loro compiti…