Quello dei papà in sala parto è un argomento molto discusso fra noi mamme e ognuna ha un proprio punto di vista ed un’esperienza personale per me insindacabile in merito: ma insomma è davvero il più incredibile dei sostegni morali o un “pensiero” in più? Discutiamone insieme!
Nono mese, 40esima settimana o giù di lì, è il momento. Iniziano le doglie, il travaglio, i mille pensieri e le paure: cosa fa il papà? Entra oppure no?
L’incognita se fare entrare il papà in sala parto con noi è un dilemma che affligge molte neo-mamme. Il futuro papà in certi contesti può essere d’aiuto, un grande sostegno psicologico in un momento tanto delicato quanto incredibile, ma il vero interrogativo è: come reagirà in quegli attimi? Non è che poi sviene e i medici si devono curare di lui anziché di noi come si vede nei film?
Certo, se non riesce a concepire lo stress del momento, girovagando nervosamente per la sala parto senza meta, non è d’aiuto. Ripetiamolo NON È D’AIUTO!
In molte infatti sono categoriche anche per questo: perché un papà estremamente ansioso o apprensivo potrebbe essere d’impiccio. Però, diciamocelo, se riusciamo a gestirla noi quest’ansia all’ennesima potenza, perché non dovrebbe potercela fare anche lui che, in fondo, non deve mica partorire?!
Fra i “contro” più dibattuti c’è inoltre il rischio di creargli dei traumi che potrebbero finire col rovinare la sessualità: molte mamme che ho incontrato mi hanno espressamente sottolineato di non avere desiderio di avere il papà in sala parto proprio per non volere essere viste nello stato e nelle condizioni che le doglie e il parto in sè comportano necessariamente.
Insomma, per evitare che svenga, perché ce la volete fare da sole o perché volete “risparmiargli” questo momento (noi donne sappiamo essere testarde!), sono tutte buonissime ragioni per cui scegliere di “tagliarlo fuori”.
Eppure – e qui mi rivolgo a chi ancora ci deve passare – sappiate che l’ostinazione può vacillare nell’istante in cui siete agli sgoccioli. Soprattutto quando state per entrare in sala parto, già in sofferenza per le doglie ed in stato di panico più totale perché siete lì a pensare a cosa ne sarà di voi, ricordate che il vostro compagno è il più grande sostegno che potete avere accanto (certo sempre se non siete certe che rientri nella categoria “scene da film” di cui sopra 🤪).
Per me però, devo dirlo, è stato davvero il sostegno di cui non avrei potuto fare a meno.
E anche le statistiche d’altronde parlano chiaro: in Italia la donna ha accanto a sé in occasione del parto (esclusi i cesarei) nel 92,27% dei casi il padre del bambino, nel 6,36% un familiare e nell’1,37% un’altra persona di fiducia (fonti Cedap 2015).
Per cui, secondo me, se riuscite a dirgli: “Vieni con me”, non è un male. Anzi, gli state chiedendo di sostenervi in un’occasione in cui vi serve tutta la forza possibile per affrontare ciò che è più importante ed emozionante al mondo e di affrontarlo insieme.
Però ragazze, come abbiamo detto, secondo me, c’è da fare un’enorme premessa. Perché, soprattutto al primo figlio, nessuno dei due futuri genitori ha pienamente coscienza di cosa significhi partorire (che poi appunto ognuno poi ha un’esperienza sempre diversa), quindi un po’ come al momento dell’ingresso all’Antiinferno di Dante e Virgilio, vi consiglio di rendere bene l’idea di ciò che vi aspetta con una frase che somigli pressapoco al “lasciate ogni speranza voi che entrate!”. Difatti, nel momento in cui il consorte decide di entrare in sala con voi, è bene che sia consapevole che sarà di certo una situazione di enorme stress e, al minimo passo falso, potrebbe perdere un arto (si, conosco chi dalla sala parto non ne è uscito illeso e anche qualcuno che se ne è scappato 🤪).
Il partner prima di entrare in sala parto DEVE essere cosciente che il suo ruolo è quello di dare una mano, qualunque cosa accada. C’è chi sente il bisogno di essere tenuta per mano, chi di ricevere dolci parole di incoraggiamento e carezze e chi invece propende per un tifo da stadio.
Insomma, il futuro papà deve coscientemente assecondarci, ma, a mio parere, non ci sono neanche ragioni per cui lui non dovrebbe farlo. Ciò crea una sinergia eccezionale che, nel momento in cui stringerete il vostro bambino tra le braccia, si trasformerà nella chimica più forte del mondo.
Però ragazze, occhio agli ormoni eh, perché, prese dalla follia del momento, ritrovarsi ad urlargli “Vattene via da qui!” potrebbe essere contro producente.
Ogni mamma in procinto di partorire ha sì tutte le giustificazioni del mondo, ma attenzione a ciò che fate. Anche perché ok, noi ridiamo e scherziamo ed è vero anche che quelle che poi devono affrontare il parto siamo noi, mica loro, però bisogna sempre considerare che in quella circostanza anche loro stanno attraversando un momento tanto unico quanto ingestibile!
In quella situazione anche la loro emotività, mondo interiore, universo e quant’altro potrebbe venire meno. Anche loro potrebbero avere reazioni particolari o inaspettate. Ecco perché è importante parlarne prima di quello che sta accadendo.
Diteglielo, fategli capire cosa deve fare e cosa non. Soprattutto quando lo vedete turbato, che diventa policromo, bianco tendente al bluastro o in procinto di vomitare 🤪
Ah… E occhio anche ai papà Hi Tech! Avete presente i papà che, al contrario, si divertono mentre noi siamo al culmine del dolore e della sopportazione? Non ci credete? Beh, invece Robbie Williams l’ha fatto: qualche anno fa infatti, ha girato un video live con il cellulare mentre sua moglie stava partorendo. Il filmato, pubblicato sui social, si è interrotto mentre la partoriente con la faccia sconvolta, lo guardava in preda alla collera, sperando che lui prendesse fuoco (io lo avrei ucciso senza dubbio in diretta!).
Quindi, se c’è qualche partner e papà all’ascolto, ascoltateci bene: evitate telefoni se la mamma non è d’accordo!!! Ma, soprattutto, evitate l’agitazione, l’ansia, il nervosismo, la tensione. Una mamma se ne accorge, potrebbe peggiorare le cose.
Eppure, come per noi mamme, la maggior parte dei neo papà entrati in sala parto lo possono confermare: nel momento in cui l’ostetrica o il medico mettono tra le loro braccia il piccolo appena nato, la preoccupazione, l’inquietudine, il panico e tutte le emozioni negative si annullano, trasformandosi in pura gioia e amore.
In alcuni casi, sono proprio loro a chiedere di poter tagliare il cordone ombelicale (mio marito, terrorizzato, invece si è rifiutato!).
Dunque, posto tutto ciò che ci siamo dette sopra – Robbie Williams compreso -, far entrare il futuro papà in sala parto può sicuramente presentare i suoi pro e contro, benefici e gap, conforto e voglia di linciarlo se non fa esattamente quello che diciamo noi. Ma, secondo me, avere il papà in sala parto è in realtà tutto ciò che vogliamo quando stiamo per assistere al più grande miracolo della nostra vita. Corrisponde ad un atto d’amore e richiesta, per l’ennesima volta, di un reciproco sostengo. Perché l’amore che sorge in quei momenti è direttamente proporzionale a tutto quello che avete costruito. E così sarà, per sempre ❤️
Laura
In foto noi -quasi- 4 a passeggio con il nostro insostituibile Stokke Beat!
-Post offerto da Stokke –