Relazione tra mamme e lavoro: e donne italiane lavorano di più, sono pagate meno e il peso degli impegni familiari è soprattutto sulle loro spalle.
Due studi elaborati dal Censis e dall’Ocse confermano che il nostro Paese non riesce a superare le differenze di genere, specialmente sul versante “mamme e lavoro”.
Il Censis ha stabilito che in una giornata media le donne hanno quasi quattro ore in più di lavoro e due ore in meno di occupazione retribuita rispetto agli uomini, questo il risultato della relazione mamme e lavoro Così anche un’ora in meno di tempo libero e ben quattro ore in più di lavoro familiare.
Inoltre, le donne impiegano per gli spostamenti soltanto 17 minuti in meno degli uomini. Ciò anche se non lavorano fuori di casa perché si considera il tempo trascorso in auto o sui mezzi per accompagnare bambini o genitori anziani.
Donne e Carriera: l’Italia colleziona brutti record.
E’ proprio per i loro impegni in famiglia che le donne accettano il part time più spesso degli uomini e siamo il terzo Paese in Europa, dopo Grecia e Cipro, per donne in part time involontario (60,3 per cento). Il tasso di disoccupazione femminile in Italia è del 12,6 per cento, contro una media europea dell’8,8 per cento.
Nel 2016 siamo al penultimo posto in Europa per occupazione femminile tra i 15 e i 64 anni con il 48 per cento. Peggio di noi solo la Grecia; la migliore, come sempre è la Svezia, con il 74,9 per cento.
Ma ciò che davvero colpisce di questi dati è la percezione delle scarse possibilità di avanzamento nella professione delle donne e mamme lavoratrici. Il 53 per cento delle donne ritiene che il proprio lavoro non offra buone prospettive. Ed anche in questo caso le italiane sono le più sfiduciate in Europa. Enorme il divario tra Nord e Sud, con le provincie di Bolzano (64,3 per cento), Bologna e Firenze prime in Italia per occupazione femminile e Caltanissetta ultima (22,5 per cento) preceduta da sole provincie del Sud. Eppure dal 1991 il numero di donne laureate rispetto agli uomini è sempre stato maggiore, con il picco del 2011 (58,9 per cento).
Dunque, l’Italia non è per niente un Paese “rosa”.
Ma, udite udite, l’Ocse conferma che gli uomini italiani sono ancora poco collaborativi nei lavori domestici e dedicano ad aiutare le partner soltanto 100 minuti in media al giorno. Si registra meno condivisione del lavoro domestico soltanto in Turchia, Portogallo e Messico, Paesi che certo non brillano per emancipazione femminile.
Queste cifre non stupiscono, è acclarato che siamo ben distanti dagli obiettivi che ci eravamo dati dieci anni fa all’interno dell’Ue
commenta Carmen Leccardi, docente di sociologia all’Università di Milano Bicocca e responsabile scientifica del Centro interuniversitario culture di genere
ed è molto difficile che la situazione possa cambiare a breve con un welfare deficitario come quello italiano.
Non stupisce neanche che il rapporto del Censis confermi la differenza tra le retribuzioni di italiane e italiani, con le donne che nel settore privato percepiscono salari inferiori del 19,6 per cento.
A quanto pare l’Italia ne deve ancora fare di strada verso una reale emancipazione femminile. Ed un Paese che lamenta un sempre più esiguo numero di nascite dovrebbe riflettere sulle condizioni di vita della propria popolazione. Sebbene la situazione occupazionale sia critica su tutti i versanti, il quadro risulta chiarissimo: le donne sono sempre più la spina dorsale di questo Paese e dovrebbero essere aiutate nella vita quotidiana. Il nostro appello è di sostenerci, di sostenere le mamme che fanno fatica.
Perché un Paese – e una vita – più “rosa” è possibile!
Laura
-Notizia in Repubblica del 06.03.2017-