Oggi vi parlo di un tema a cui mi sono avvicinata nell’ultimo periodo, l’economia circolare, un po’ per mia curiosità ed interesse personale. Un po’ anche grazie alla collaborazione con Enel – dalla quale nasce questo articolo.
Di solito vi parlo di beauty e, nello specifico, di cosmesi e make up eco bio perché ho particolarmente a cuore le sorti del nostro malandato pianeta. Non solo per una questione ovviamente etica. Nonostante io non sia ancora una mamma, vorrei che i miei figli possano nascere in un mondo meno “usa e getta” e più pulito e sano.
Dunque, oggi vi parlo dell’Economia Circolare: ma per spiegare di cosa si tratta parliamo prima dell’Economia Lineare.
Dalla Rivoluzione Industriale ad oggi, le nostre vite fatte di consumi di beni e prodotti è legato alla cosiddetta Economia Lineare. Vale a dire la produzione di tutto ciò che utilizziamo – dal cibo all’abbigliamento, dall’arredamento alla cosmesi. Ogni aspetto del nostra essere consumatori è basata sul processo di:
- Acquisizione delle materie prime (spesso senza ritegno, pensiamo alla questione della produzione dell’olio di palma).
- Produzione con utilizzo di risorse come energia elettrica, acqua e gas (con tutte le emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera).
- Imballaggi anch’essi realizzati con le stesse modalità di cui sopra e che diventano inesorabilmente rifiuti.
- Consumo del prodotto e smaltimento dei rifiuti indifferenziato.
Prendi, produci, usa e getta
Questo processo, appunto lineare, è basato sul principio del “prendi, produci, usa e getta”. E questo modello di produzione/consumo è ormai diventato insostenibile sotto tutti i punti di vista: ambientale, economico ed etico. Tutti i nuovi prodotti che troviamo in commercio sono realizzati per rispondere a un solo bisogno. La diversificazione è il risultato di una sovrabbondanza di prodotti creati rispetto alla domanda dei consumatori. Inoltre, i prodotti vengono comprati, usati e buttati di continuo invece di essere riutilizzati o riparati. Anzi, siamo talmente abituati al concetto di “usa e getta” che questo ha intaccato anche sfere di consumo distanti da quelle per le quali è stato creato. Pensiamo dunque non solo ai classici piatti di plastica, ma anche al fenomeno della cosiddetta “fast fashion”.
E l’Economia Circolare invece?
L’Economia Circolare, invece, si contrappone al modello dell’Economia Lineare seguendo il principio tutto naturale per il quale “nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”. In questo caso “tutto si riutilizza”! Parliamo, dunque, di riciclo e riuso, di impiego di energie rinnovabili per la produzione. Oltre che di un ciclo produttivo basato sul concetto ormai evidente che “quello che abbiamo a disposizione oggi, domani potrà non esserci più”. Su questo aspetto di estrema attualità sta intervenendo anche l’Unione Europea. Ha ideato una strategia certamente ambiziosa che vede protagonisti tutti gli Stati per avviarci verso una nuova fase basata sull’Economia Circolare. Questo progetto prevede un iter fatto di agevolazioni a livello legislativo e di distribuzione di finanziamenti per concretizzare degli obiettivi di fondamentale importanza per tutti gli Stati Membri. Nel dettaglio:
- Aumentare entro il 2030 il tasso di riciclo negli Stati membri (fino al 70% dei rifiuti urbani e fino all’80% dei rifiuti di imballaggio).
- Vietare, entro il 2025, il collocamento in discarica di rifiuti riciclabili e biodegradabili.
Il modello delle 3R
Inoltre, saranno prese delle misure anche in fatto di promozione con investimento di fondi europei per l’utilizzo di energie rinnovabili nei processi di produzione. Sul riuso e riciclo di scarti industriali, sull’educazione ambientale e di supporto alle aziende che adatteranno la propria produzione al fine di ridurre emissioni e scarti. L’obiettivo è allungare la “vita media” dei propri prodotti con una progettazione più accurata e non più basata sull’”usa e getta”. Si tratta, dunque, di un modello tutto nuovo basato sulle tre “R”:
- Ridurre (gli imballi dei prodotti, gli sprechi di materie prime, gli scarti industriali).
- Riusare (allungando il ciclo di vita dei beni).
- Riciclare (gli scarti non riutilizzabili).
Tutto molto bello, ma concretizziamo: l’Economia Circolare e le aziende.
Riuso e riciclo per un mondo più pulito… fantastico, vero? Ma nel concreto, ci sono aziende che già oggi fanno qualcosa? E cosa posso fare io? Queste sono tutte domande che mi sono posta quando ho cominciato ad avvicinarmi a quest’argomento. Poi però, da eco bio addicted quale sono, mi sono ricordata che nel settore della cosmesi eco bio ci sono già dei casi in cui la produzione incontra la sostenibilità a favore dell’ambiente.
Biofficina Toscana
Prima tra tutte, per quanto riguardo il posto che occupa nel mio cuore dato che si tratta di un brand che adoro, c’è Biofficina Toscana. Un vero e proprio esempio di eco sostenibilità. Infatti, l’attività del brand toscano si fonda sul principio del Km 0, dalla produzione delle materie prime al processo produttivo fino alla distribuzione. Con materie prime come l’olio di olivello spinoso ed il peperoncino. L’olio di oliva ed il miele biologici, Biofficina Toscana riduce già le emissioni dovute all’importazione di materie prime estere. Il suo metodo di coltivazione biodinamico non prevede l’utilizzo di pesticidi ed altre sostanze chimiche dannose all’ambiente rispettando tra l’altro i ritmi vitali della terra. Inoltre, l’azienda ha scelto di evitare l’utilizzo di imballaggi per i suoi prodotti così come quello dei foglietti illustrativi e delle etichette. Tutte le info sul prodotto sono riportate con serigrafia sui flaconi (interamente riciclabili). La produzione del brand è affidata ad un laboratorio locale specializzato nella produzione di cosmetici ecobiologici certificati. Alcuni prodotti, peraltro, sono realizzati nell’ottica del consumo consapevole. Un esempio su tutti sono gli Shampoo Concentrati: prodotti ad alta concentrazione di principi attivi e funzionali che vanno utilizzati diluiti. Questo sistema riduce l’acquisto di ulteriori prodotti con un significato impatto ambientale… e sui nostri capelli!
Essere
Altro brand, sempre italiano, che punta ad eccellere nel settore dell’ecosostenibilità è Essere: l’azienda produce cosmesi eco bio con l’utilizzo di energie rinnovabili prodotte dall’impianto eolico di Pontedera e dal geotermico di Larderello, entrambi in Toscana. Essere stima (il dato l’ho preso dal loro sito) che ogni anno grazie all’energia eolica e geotermica prodotta da questi impianti vengono evitate ben 3800 K ton. di anidride carbonica!
Davines
Anche Davines, un brand professionale di prodotti per l’hair care e l’hair styling, si è adattata al nuovo modello di produzione basato sul principio della riduzione di emissioni e di sprechi. Infatti, ha lanciato un’intera linea a impatto ambientale pari a zero: la “Davines Essential Haircare Impatto Zero” viene, infatti, prodotta con energie rinnovabili al 100%, dunque in ogni fase della creazione. Inoltre si tratta di prodotti a base di ingredienti e principi attivi di origine naturale, con un packaging innovativo, realizzato con il 25% di plastica in meno e riutilizzabile anche per uso domestico.
La simbologia che fa la differenza…
Questi sono solo degli esempi in un campo, quale quello della cosmesi eco bio, che ha già in sé a cuore le sorti del pianeta e dunque è facile capire come sia importante per queste aziende approcciarsi in modo consapevole alla produzione sostenibile. Se siete interessate a capire quali altri brand si stanno adattando al modello dell’Economia Circolare potete far riferimento a questi due simboli:
- l’utilizzo di energia rinnovabile è certificato con il marchio RECS, Renewable Energy Certificate System,
- mentre il marchio FSC, Forest Stewardship Council garantisce l’utilizzi di imballaggi provenienti da foreste controllate.
Wow, ma oltre al settore della cosmesi? Chi altri sta facendo la sua parte?
Come vi dicevo, questo articolo nasce da una collaborazione con Enel. Infatti, con il suo progetto Futur-E (SCOPRILO QUI!), Enel si sta impegnando al massimo per recuperare ben 23 centrali elettriche dismesse presenti sul territorio nazionale: queste verranno riutilizzate per progetti di riqualificazione del territorio, promozione turistica, realizzazione di poli di innovazione per start up, di sviluppo di progetti di ricerca e molto altro ancora!
Progetto Futur-E Enel
Infatti, le basi su cui si è ideato il progetto Futur-E di Enel sono proprio gli stessi che animano l’Economia Circolare: il riuso, la riqualifica di beni e risorse, l’ottimizzazione dei costi per evitare gli sprechi. Ed in questo disegno sono coinvolte le comunità locali dei siti in cui si trovano gli impianti da recuperare: attraverso la condivisione di idee e progetti un bene viene recuperato e riqualificato per essere di nuovo utile e necessario a scopi diversi da quelli per il quale è stato progettato.
Con la dismissione delle sue 23 centrali elettriche (a Trino vercellese (VC), Alessandria, Genova, La Spezia, Carpi (MO), Porto Tolle (RO), Livorno, Piombino (LI), Camerata Picena (AP), Pietrafitta (PG), Gualdo Cattaneo (PG), Montalto di Castro (VT), Campomarino (CB), Larino (CB), Maddaloni (CE), Giugliano (NA), Bari, Rossano (CS), Termini Imerese (PA), Augusta (SR), Portoscuso (CI), Porto Marghera (Ve) e Assemini (Ca)) Enel intende offrire all’Italia un’opportunità di sviluppo e crescita.
Non si tratta infatti solo di chiudere degli impianti mal funzionanti o inattivi, bensì di dare a questi stabilimenti una nuova chance di essere utili. In questo modo si riducono gli sprechi e i costi che comporterebbe il totale smantellamento. Dando alle imprese e alle start up la possibilità di usufruire di questi stabilimenti, il progetto Futur-E concretizza il concetto della condivisione delle idee per creare valore comune intorno ad un bene che altrimenti andrebbe perso o inutilizzato. Un po’ il principio per il quale una volta che finisco di leggere un libro lo regalo ad un’altra persona o lo offro alla biblioteca o lo rivendo.
Progetto Save
Oltre ad Enel, anche altre aziende fanno la loro parte. E’ il caso di una start up siciliana (orgogliosa io), il Progetto Save, che trasforma il cibo scaduto in mangime per animali – naturalmente dopo averlo trattato e disidratato -. Gli alimenti andati a male vengono ritirati dai supermercati della catena Despar (al momento però il progetto è attivo solo in Sicilia) e vengono trasformati in mangime per gli allevamenti. Se pensiamo all’enorme quantità di alimenti sprecati perché andati a male è davvero una bella iniziativa.
E io? Come posso fare per adattarmi al nuovo modello dell’Economia Circolare?
Questa è la domanda più importante secondo me. Infatti, come vi ho anticipato, io non sono ancora una mamma ma è come se lo fossi. E’ come se lo fossero tutti quelli che ancora non hanno figli. La responsabilità di lasciare alle generazioni future un mondo più pulito, più organizzato e più sano è una responsabilità di tutti noi, nessuno escluso. Facciamo già tante cose che aderiscono a questo modello nel nostro piccolo. C’è chi fa la differenziata (e tutti i Comuni dovrebbero agevolare lo smaltimento consapevole dei rifiuti), c’è chi sceglie come me di acquistare prodotti che sono stati realizzati con energie rinnovabili e con materiali riciclati. Ma lo stesso si può dire per mia madre che preferisce avere pochi abiti, magari realizzati da un sarto, che spendere sempre e poco per rinnovare di continuo un guardaroba fatti di capi scadenti. Anche perché se la Fast Fashion ha il potere di farci risparmiare sul breve termine, comporta uno spreco di energie assurdo per la sua produzione e distribuzione. E i capi invenduti? Che fine fanno? H&M, ad esempio, è l’emblema della Fast Fashion ma ha ovviato prendendo delle misure a riguardo, come il lancio della sua linea Conscious fatta di capi realizzati con fibre riciclate.
Dare una seconda vita alle cose che usi…
Ma tornando a noi, anche il semplice dare una seconda chance ai prodotti che utilizziamo fa tanto. Io scambio spesso gli abiti con le mie amiche, regalo i libri che ho già letto, riciclo tutto ciò che può essere usato per un altro scopo. A questo proposito, vi consiglio di andare su Pinterest e cercare la parola chiave “DIY”, ovvero Do It Yourself… in italiano “fattelo da te”. E’ la mia nuova droga: si trovano tantissimi spunti per creare oggetti di uso quotidiano o accessori, o tutto quello che vi pare, semplicemente riutilizzando ciò che avete già!
Ci sono anche tanti spunti per rimodernare casa adattando, rivestendo o colorando mobili, mobiletti e tutto quello che avete in casa e che “puzza di vecchio”! Il mobiletto della nonna con una mano di vernice pastello e una scartavetrata si trasforma in un pezzo Shabby Chic (che lo so che vi piace)! La vecchia scrivania prende nuova vita se la rivestite con della carta adesiva ad effetto marmo (il trend del momento). La poltrona cambia tono se rivestita con una nuova tappezzeria! Potrei continuare all’infinito!
O acquistare in maniera consapevole…
Un altro modo di ripensare il proprio essere consumatori nel nuovo modello di Economia Circolare è certamente quello di acquistare in maniera più consapevole. Mi spiego meglio. Quante volte vi capita di fare la spesa e magari di approfittare di quella super offerta sulle merendine X e tornare a casa con pacchi e pacchi delle suddette merendine? Bene, ci siamo cascate tutte almeno una volta nella vita. E quante volte vi siete ritrovate a dover buttare quelle merendine perché nel frattempo metà della vostra convenientissima scorta era andata a male? Ecco. E’ proprio questo il problema. Spesso acquistiamo senza pensare, attirati dal prezzo basso, ma poi ci ritroviamo a dover buttare nell’immondizia un sacco di cibo che non siamo riusciti a consumare in tempo.
Non solo cibo….
E questo accade anche con i cosmetici. Per tutte quelle di voi – brave – che stanno attente alla scadenza della crema o del fondotinta – tutte le altre, vi dò botte. Buttateli i cosmetici scaduti che fanno male alla pelle!. Aprite il vostro beauty e, ne sono sicura, troverete tanti di quei prodotti che non utilizzate dall’86. Vuoi perché non vi sono piaciuti particolarmente, vuoi perché avete comprato quel rossetto di quel colore assurdo che non avete mai indossato. Tutti questi comportamenti hanno un solo risultato: lo spreco. Spreco di risorse, di materie prime, di energie e, ultimi ma assolutamente non ultimi, dei nostri soldi! Ecco perché dobbiamo ripensare a noi stessi come a dei consumatori “con la testa sulle spalle”.
Perché l’Economia Circolare sta arrivando e farà bene a tutti. Farà bene a me, a te, ai tuoi figli e ai miei figli (che un giorno arriveranno e di certo non voglio sentirmi dire: “mamma, ma in che schifo di mondo mi hai fatto nascere?!)
#EnelFutureE
Un abbraccio bellezze!
Articolo informativo sull’Economia Circolare in collaborazione con Enel.









