Cos’è Sarahah? È l’app diventata virale e che secondo noi (e non solo) è un invito al cyberbullismo.
La tendenza del momento è Sarahah: un’app che sta scalando alla velocità della luce le classifiche dei vari Store nelle ultime settimane.
Cos’è in sostanza? Si tratta di un’app che dà l’opportunità di esprimere la propria opinione su un’altra persona nel totale anonimato. Questo servizio nasce come sito web più di un anno fa con le più buone intenzioni, ossia migliorare i rapporti sociali negli ambienti di lavoro. Infatti, Sarahah (il cui nome tradotto significa “onestà”) è stata concepita dal suo creatore, il saudita 29enne Zain al-Abidin Tawfiq, come uno strumento per aiutare le persone a correggere i propri comportamenti e atteggiamenti nei confronti dei dipendenti e dei colleghi di lavoro grazie a feedback e critiche costruttivi. Ma Zain al-Abidin Tawfiq ci ha visto lungo e dato che non tutti sono sempre ben contenti di ricevere critiche (seppur costruttive), ha pensato bene di puntare tutto sull’anonimato. In tal senso, si ha l’opportunità di invitare gli altri all’autocritica senza il pericolo di ritorsioni. Fantastico, no?
Come funziona Sarahah?
Basta scaricare l’app o andare sul sito. Ci si può creare un account ottenendo così un indirizzo pubblico del tipo mionome.Sarahah.com. A questo punto si può condividere questo indirizzo sui propri profili social per ottenere commenti anonimi sulla nostra persona dai nostri contatti. Chiunque può lasciare un commento anonimo anche senza registrarsi (basta andare sul sito). Semplice e basilare… un po’ come la stessa app, che di per sé non è nulla di eccezionale dal punto di vista tecnico e delle funzionalità.
Cos’è andato storto con Sarahah?
Come succede spesso, uno strumento nato con i più nobili intenti può essere usato in maniera impropria se non addirittura dannosa. Posso avere davanti a me una stupenda torta, buonissima e finemente decorata, ma se mi gira male posso tirarla in faccia a qualcuno! L’anonimato è da sempre nelle realtà virtuali uno stimolo a comportarsi in modo spiacevole con gli altri. Prima di Facebook (nel quale ci si mette faccia, nome e cognome), c’erano forum e chat aperte in cui si discuteva (e ci si insultava) protetti dall’anonimato di un nickname e un avatar. Il problema con Sarahah è che è pensata apposta per dare la propria opinione su di una persona: facile che ci sia chi si diverte a insultare in maniera perfida o addirittura per lanciare minacce (penso soprattutto agli stalker). Inoltre, insieme a questo strumento si sta diffondendo la credenza sbagliata che serva proprio ad insultare gli altri!
Perché non ci piace.
Molti hanno espresso titubanza nei confronti di Sarahah, poiché il riferimento al cyberbullismo è inevitabile. Io da ragazzina ho vissuto il bullismo, non solo con vere e proprie botte a scuola e fuori da scuola, ma anche con messaggi e chiamate anonime, voci false su di me e altri atteggiamenti che hanno molto a che fare con il cyberbullismo che sperimentano molti ragazzi oggi. Inoltre, mi fa quasi sorridere (per non piangere) il fatto che fino ad un paio di mesi fa stavano tutti ad esaltare le grandi virtù di sensibilizzazione di una serie come Tredici (che parla proprio di cyberbullismo) e a schierarsi in maniera netta contro l’uso perfido degli strumenti web per aggredire gli altri… mentre adesso si ride e si scherza su un fenomeno come quello dell’insulto gratuito e anonimo con un’app!
Cyberbullismo: quest’app lo incita davvero?
Questo articolo non è un attacco a Sarahah come servizio, infatti, secondo me è uno strumento geniale se utilizzato per lo scopo per il quale è stato creato: creare relazioni lavorative migliori per mezzo della critica costruttiva. Quello che ci preme sottolineare è proprio questo: Sarahah non serve a insultare gli altri, bonariamente o meno. E il pensiero che un ragazzo o una ragazza adolescente possa esser preso di mira con questo strumento è qualcosa ci dà molto da pensare. Zain al-Abidin Tawfiq stesso si è reso conto della piega negativa che sta prendendo la sua creatura .
“Qualche ostacolo ai bulli esiste già, come la possibilità di bloccare utenti ed attivare filtri per le parole offensive”, ha commentato.
Resta da chiedersi se basti questo. Anche se dobbiamo ammettere che se è vero che esprimere la propria opinione sugli altri senza metterci la faccia è qualcosa che stuzzica facilmente la cattiveria gratuita, è anche vero che non tutti sono disposti a sottoporsi alla critica e guardarsi con gli occhi altrui, dunque secondo noi è facile questa tendenza si smorzi abbastanza facilmente. La nostra speranza è che questo fenomeno virale di sgonfi con la stessa velocità con cui si è diffuso (ricordate PokemonGO?)