Secondo un’indagine del Gaslini di Genova, gli effetti del lockdown sui bambini avrebbero portato per il 70% di loro a regressioni comportamentali con episodi di inquietudine, ansia, paura e pianto
Oltre il 65% dei bambini sotto i 6 anni e il 71% oltre i 6 soffre ancora a causa della quarantena. Con problematiche riguardanti l’atteggiamento e alcuni sintomi tipici dell’ansia. È quello che è emerso da una ricerca statistica sull’impatto psicologico e comportamentale della quarantena e degli effetti del lockdown sui bambini e sui giovani adolescenti in Italia, presentata dall’ospedale pediatrico “Gaslini” di Genova.
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La ricerca ha visto la partecipazione di quasi 7mila famiglie in forma anonima con ragazzi fino ai 18 anni di età. Secondo l’indagine molti di loro durante il lockdown hanno avuto un calo comportamentale. In termini medici una regressione che ha coinvolto non solo l’atteggiamento, ma anche la gestione di ansia e irritabilità. Il tutto accompagnato da incubi, inquietudine e (nei più piccoli) paura del buio e pianto isterico. Ma cosa si nasconde dietro al malessere e disagio dei più piccoli? Perché i bambini stanno avendo questo periodo poco felice?
Come si è svolta l’indagine sugli effetti del lockdown?
La ricerca è stata condotta assieme all’Università di Genova grazie all’utilizzo di un format anonimo quale “Google Form”. A partecipare ai sondaggi, svoltisi dopo le prime tre settimane dall’inizio del lockdown, 6800 famiglie che hanno dichiarato di avere a carico dei minori. Si parla di 3245 figli sotto i 18 anni, di cui 1570 sotto i 6 anni e i restanti 2733 sopra i 6 anni. Il professore Lino Nobili, direttore della Neuropsichiatra Infantile del Gaslini ha illustrato i dati: “Dall’analisi emerge che nel 65% di bambini di età minore di 6 anni e nel 71% di quelli di età compresa tra 6 e 18 sono insorte problematiche comportamentali e sintomi di regressione”, con l’unica differenza riguardante la fascia d’età. Nei bambini sotto i sei anni i disturbi riguardano principalmente l’aumento dell’irritabilità, disturbi del sonno e attacchi di panico o di ansia.
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Mentre, nei ragazzi tra i 6 e i 18 anni, si evince un disturbo più “somatico”, manifestatosi con mancanza d’aria o disturbi del sonno assieme ad instabilità emotiva, irascibilità e cambiamenti del tono dell’umore. In questa fascia d’età si è osservata “una significativa alterazione del ritmo del sonno con tendenza degli adolescenti ad andare a letto molto più tardi, non riuscendo a svegliarsi al mattino, come in una sorta di “jet lag” domestico”, aggiunge Nobili. Le analisi presentate hanno così portato l’ospedale ad inaugurare il primo ambulatorio pediatrico post emergenza Covid italiano, in cui saranno disponibili pediatri e psicologi per sostenere i bambini in questo delicatissimo momento.
Le cause degli effetti del lockdown
I risultati della ricerca non sono certo da sottovalutare ed anzi potrebbero mettere in allarme qualsiasi genitore. È inevitabile pensare come sensazioni del genere possano coinvolgere anche i nostri figli, con tipici malesseri post quarantena e con ragioni non banali. Dietro l’aggressività, il cambio d’umore o il pianto isterico, infatti, le cause degli effetti del lockdown sui bambini sono assolutamente sensate.
- Perdita di abitudini: l’assenza da scuola, la chiusura di palestre e affini, e la mancanza di una routine al di fuori dell’ambiente famigliare, ha lasciato tutti i giovani quasi “spersi”. Gli adolescenti sono più pronti a tali problemi, ma i bimbi più piccoli potrebbero aver avuto più difficoltà nell’adattamento;
- Mancanza della scuola: la scuola, in realtà, così come l’asilo, non è solo un posto in cui i bimbi studiano, ma imparano! Imparano come comportarsi, le regole e la socialità. Quando manca la scuola (a lungo andare) ogni bimbo ne risente;
- Mancanza di attività sportiva: sebbene si possa effettuare sport anche in casa, andare in palestra per molti significa “sfogarsi” e divertirsi. E così anche per i giovani: lo spiega anche il testo sullo sport e bambini del Ministero della Salute. Rinunciare al karatè, al nuoto o al basket, sebbene forzatamente, avrà aggiunto la sua dose di frustrazione;
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- Assenza di relazioni sociali: anche se la mamma, il papà, fratelli o sorelle sono di ottima compagnia, non reggono il confronto con gli amici e compagni di scuola. Ogni bimbo ha anche bisogno di vedere i propri coetanei, fare amicizia, avere amici con cui discorrere di passioni in comune o divertirsi. Anche se le video chiamate possono aiutare, la distanza fisica può influire inevitabilmente in negativo sui nostri figli;
- Paura del virus: non per prima, ma sicuramente è uno dei timori fondamentali. Assolutamente normale che i più piccoli ne risentano, mentre gli adolescenti cercano un modo per adeguarsi. Con servizi tv h24, mascherine/guanti e attenzioni in più quando si esce, la tensione e la paura del contagio da Coronavirus rimangono sempre presenti: un pensiero che non permetterebbe loro neanche di dormire serenamente. D’altronde basta guardare noi e le nostre ansie, e anche i nostri figli cominceranno a provarne.
Come risolvere il problema nei bambini
Sicuramente, con la fine del lockdown, anche gli effetti sui bambini caleranno sempre più e la situazione andrà col sistemarsi. Ma per essere un sostegno per loro, al fine di farli sentire al sicuro e quindi tranquilli, ogni genitore dovrebbe cercare di instaurare un forte dialogo. E per farlo occorre innanzitutto ricreare un ambiente sereno in famiglia: al bando il più possibile lo stress e il cattivo umore, per lasciare spazio alla serenità per passare tempo insieme. Guardare un film in famiglia, giochi di società, cenette e attività ricreative, diventano un relax in primis per i genitori, ma anche per i figli che si sentiranno finalmente rilassati.
Dopodiché bisognerà prestare attenzione ai segnali: quando un bimbo è giù di morale, nervoso con distrazioni o piange inutilmente, è un segnale. Anche i ragazzi dai 6 ai 10 anni tendenzialmente potrebbero risultare stressati per piccolezze, mentre gli adolescenti potrebbero chiudersi (di più) in loro stessi. Dunque quello che la mamma o il papà devono fare è essere disponibili, ma senza dimenticare di palesare di essere sempre presenti e che se c’è qualcosa che lo turba può parlarne con voi.
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Quindi, quando se la sentirà di raccontarvi il proprio malessere, dovrete cercare di ascoltarlo: è uno dei primi passi per stabilire un buon rapporto genitori-figli. Quando il bambino riuscirà a confessarci quello che prova, è meglio aprire le orecchie più possibile, per ascoltare anche quello che non dice. A questo punto non bisogna certo sminuirlo, anzi! Frasi come “ma va là perché ti senti triste”, “è stupido sentirsi triste” e simili, lo faranno sentire a disagio e fuori luogo. Bisogna prendere in mano la situazione e trattare i suoi problemi con determinazione e serietà. Potrebbero essere paure legate ad incubi notturni, (per i più piccoli), o ansie collegate al ritorno alla normalità, oppure ad un disagio e cruccio per il coronavirus.
Ciò che possiamo fare, per quanto riguarda il coronavirus è spiegargli come la situazione sia ormai calmata: dirgli che è abbastanza sotto controllo da fargli vivere una vita tranquilla, spiegargli che il senso della mascherina è al solo scopo di proteggerlo ma che bisogna essere ugualmente cautelati. Un aiuto sarebbe, sicuramente, trascorrere del tempo insieme e cominciare, passo dopo passo, ad uscire andando al parco, in gelateria o dalla nonna per fare riabituare il bambino gradualmente ad una nuova quotidianità.
Tuttavia, se il bambino sembra peggiorare in episodi poco tranquilli o stressanti incontrollabili, sarà necessario contattare uno psicologo.
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Fonti: https://genova.repubblica.it/cronaca/2020/06/16/news/post_covid_al_gaslini_nasce_il_primo_ambulatorio_per_affrontare_i_problemi_psico-sociali_dei_bambini-259375804/