La toxoplasmosi in gravidanza è un’infezione in realtà molto frequente che non presenta (quasi) sintomi. Vediamo quali sono le cause.
La gravidanza risulta essere il periodo più delicato di una donna e della vita che sta per nascere. Durante questo momento, ci sono molte precauzioni da seguire, ma soprattutto moltissime malattie ed infezioni da evitare. Da medici, ginecologi ma anche coetanee, sentirete spesso parlare di toxoplasmosi in gravidanza, infezione che può portare a complicazioni durante lo sviluppo del feto. C’è da dire, che tale contagio in realtà è molto frequente: il 60 – 70% della popolazione italiana oltre i 20 anni ha (o ha avuto) a che fare con la malattia, probabilmente senza saperlo.
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La particolarità di questa infezione è che in molti non sanno neanche d’averla contratta in passato, se non prestando moltissima attenzione ai sintomi. La malattia si manifesta con qualche linea di febbre, stanchezza, ingrossamento dei linfonodi alla base del cranio, dolori articolari o muscolari. Sintomi che possono essere scambiati per una semplice influenza, ma che regrediscono spontaneamente. Diverso discorso è da fare se si incorre nella toxoplasmosi durante la gestazione. Come abbiamo detto, può essere pericolosa per il nostro bambino, ma per cautelarsi basterà seguire qualche cautela.
Come si contrae la toxoplasmosi
La trasmissione della toxoplasmosi può avvenire tramite i nostri amici felini: il parassita non passa da persona a persona, ma contagia e si sviluppa all’interno degli intestini dei felini, producendo delle uova che si disperdono nell’ambiente attraverso le feci dei gatti randagi. Specifichiamo bene “gatti randagi” proprio perché tra i miti da sfatare c’è quello che correla i gatti e la toxoplasmosi. In realtà è una conoscenza errata, poiché la malattia non deriva dalla totalità dei gatti, bensì solo dagli escrementi dei gatti selvatici infetti (escludendo quelli addomesticati).
Per quanto riguarda l’alimentazione, può essere contratta da verdure e ortaggi provenienti da un terreno già contagiato o, in particolar modo, anche da salumi e carni non cotte. Lo dimostra anche uno studio pubblicato il 15 luglio del 2000 sul British Medical Journal in cui dal 30 al 63% delle partecipanti, ha contratto l’infezione tramite l’assunzione di carne cruda o stagionata, e dal 6% al 17% dal contatto con il suolo. I felini, come cita il responso, non sono risultati come un fattore di rischio. Quindi, sebbene i gatti rientrino come diffusori, non sono assolutamente la prima causa della toxoplasmosi.
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Se nutriti con croccantini, cibo per gatti in scatola e nessuna carne cruda, i gatti addomesticati non corrono quasi nessun rischio. Il contagio può avvenire dai gatti che vagabondano in giro, si nutrono di ciò che capita nella totale incuria e che potrebbero aver contratto l’infezione da terreni contaminati. A loro volta possono contagiare anche ortaggi e frutta, terreni di pascolo e quindi altri animali anche da allevamento, arrivando alle carni che poi finiscono sulle nostre tavole. Evitiamo però l’allarmismo: come abbiamo detto, essendo un’infezione comune, non è pericolosa per coloro che hanno già sviluppato gli anticorpi necessari. Nel caso riguardi la delicata salute di una mamma che, nel corso degli anni, non ha mai contratto la malattia, il discorso tende a cambiare.
Non ho mai avuto la toxoplasmosi!
Incorrere nella toxoplasmosi in gravidanza può portare ad alcune gravi conseguenze sulla salute del nostro bambino. Le ripercussioni del contagio tuttavia, variano a seconda del periodo di gestazione. Nei primi 3 mesi, la toxoplasmosi può portare anche ad un aborto spontaneo, mentre nel secondo trimestre è possibile che ci siano rischi di danni neurologici e cecità. Più serena potrebbe essere l’ultima fase della gravidanza, in cui le conseguenze non dovrebbero essere così difficoltose perché il bambino è maturo e formato.
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Per evitare di mettere a repentaglio la salute del nostro piccolo, ciò che ogni mamma deve fare è sottoporsi al toxo-test, analisi del sangue in cui vengono valutati due valori: IgM, quello che inquadra la fase più acuta della toxoplasmosi in gravidanza, e il IgG, valore della “memoria” dell’infezione, per capire quanto tempo è passato dal corso della malattia (se il soggetto ne è stato affetto). Dopodiché si analizzano i risultati.
- IgG positivo e IgM negativo: significa che la malattia è stata contratta e superata e ora la neo mamma ne è immune. La gravidanza potrà quindi essere vissuta con maggiore serenità, evitando alimenti a rischio (ma senza troppa preoccupazione);
- IgG negativo e IgM positivo: indica che la malattia è in corso e si richiederanno ulteriori test, per scoprire “l’anzianità” dell’infezione. Se i risultati fossero positivi, ci saranno da valutare anche i rischi per il neonato attraverso amniocentesi ed ecografie morfologiche. La cura, indicata dal medico curante, richiederà l’assunzione di antibiotici fino alla fine della gravidanza;
- IgG e IgM negativi: la malattia non è in corso e la donna non l’ha avuta in passato. Dunque, l’infezione andrebbe evitata fino al termine della gestazione, adottando alcune regole comportamentali e alimentari.
Alimenti vietati per la toxoplasmosi in gravidanza
Qualora la futura mamma non sia immune alla toxoplasmosi, dovrà rispettare alcune precauzioni fino alla nascita del bambino.
- Evitare di mangiare o consumare carni crude o al sangue: ogni carne dovrà essere ben cotta e, gli unici salumi ammessi sono il prosciutto cotto, mortadella tipo Bologna, crudo e bresaola solo se stagionati e certificati;
- Giardinaggio con guanti: anche se sul terrazzo di casa, evitate di toccare il terriccio a mani nude per non infettarvi. Anche se sottoposto a particolari cure, il terreno potrebbe esser stato contaminato da animali infetti;
- Lavare (e rilavare) ortaggi e frutta: anche quando ne conoscete la provenienza, per lo stesso motivo di cui sopra, bisognerebbe lavare molto bene la frutta e la verdura. Molti consigliano un risciacquo con bicarbonato di sodio, che funge da antibatterico ed elimina residui di terra;
- In ultimo la cura dei propri animali domestici, in questo caso ci riferiamo ai propri gatti: come abbiamo specificato, non tutti i gatti sono portatori della malattia. Anche se il vostro gatto è solito girovagare per il giardino, basterà (durante la gravidanza) evitare di toccare le feci nella lettiera pulendo solo se provviste di guanti. Meglio ancora se questo lavoro può farlo qualcun altro.
Concludiamo dicendo che, proprio per questo motivo, l’abbandono degli animali quando si è in gravidanza non è giustificabile in nessun caso. Non solo non è etico moralmente, ma è anche controproducente: un animale durante la gravidanza è una manna dal cielo e solo un beneficio per la partoriente e per la nascita del neonato.
E voi? Sapevate tutto questo a riguardo della toxoplasmosi in gravidanza?