L’amico immaginario, compagno di giochi frequente dei bambini, spesso è indice soltanto di particolare creatività e socievolezza. Ma come devono comportarsi i genitori?
Spesso molti genitori vanno in allarme quando sentono i bambini parlare, giocare e pronunciare il nome di qualcuno “non presente” e, ancora più “angosciante” è quando sono gli stessi piccoli che apparecchiano la tavola per un commensale in più. Eppure, l’amico immaginario è una situazione molto frequente tra i bimbi dai quattro anni in su, per loro diventa un compagno di giochi così presente che è difficile da ignorare: con lui comincia a disegnare, vedere la tv, giocare a inseguirsi, ecc.
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Eppure, mentre il bimbo si diverte, cresce il disagio tra gli adulti che, preoccupati che “il bimbo veda o parli con cose che non ci sono”, non comprendono appieno ciò che rappresenta davvero l’amico immaginario. Questo compagno del bimbo, che scompare entro i 10 anni, non in tutti i casi è sintomo di solitudine e compensazione, ma secondo alcuni psicologi l’amico immaginario indica un bambino estroverso, creativo e assolutamente vivace.
L’amico immaginario bambini: chi è veramente?
L’amico immaginario dei bambini è un personaggio dotato di nome, carattere e fisicità elaborata tutto dal nostro piccolo. Molto spesso incarna le sembianze di un animale, di personaggi di cartoni animati o supereroi dai poteri eccezionali. Può anche essere la versione più dinamica del suo peluche o giocattolo preferito, qualcosa di “vivo” rispetto ad un amico da imboccare e coccolare. Rari casi vedono anche personaggi più simili a lui, della sua stessa età o poco più piccoli, ed è qui che anche il carattere del compagno di giochi può dire molto sul bambino: molte volte l’amico inventato ha capacità che si vorrebbe possedere e che il bambino pensa di non avere.
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Ad esempio il compagno di giochi può essere molto coraggioso e non aver paura del buio, oppure è più bravo di lui a saltare o giocare, nonché a non fare arrabbiare la mamma. In alcuni casi è una persona con la quale confidarsi, una presenza familiare, tipicamente come una persona adulta che lo fa sentire a suo agio. Insomma, almeno per alcuni mesi riveste un senso di realtà per il bambino, una presenza che però tende ad andare via con la crescita, con le attività extracurriculari (sport, piscina, palestra) e quando arrivano nuove amicizie. Ma per quali motivi il bambino ha un’amico immaginario?
Perché compare l’amico immaginario?
I motivi per cui “nasce” l’amico immaginario dei bambini sono disparati, come spiega anche lo psicologo Davide Algeri, nel suo articolo. Nella maggior parte dei casi il compagno inventato è una fantasia consapevole: il bambino sa benissimo che il suo amico è fittizio e che non può confrontarlo con “la realtà”, diventando così un riempitivo del suo tempo di gioco. La preoccupazione più spinta dei genitori può diventare proprio questa: difficoltà nel non riconoscere il concreto oppure un disagio per la socializzazione. Ma, al contrario, sarebbe sinonimo di bambino estroverso, positivo, ricco d’immaginazione e molto introspettivo: creare un personaggio fantasioso e dettagliato è molto peculiare nei bambini e, se lo esterna con gioia, c’è solo da sentirsi appagati perché la sua creatività ha iniziato a galoppare.
Tra l’altro, soprattutto se il momento di gioco è molto vivace, questo compagno invisibile va ad incrementare la vitalità del bambino, lo aiuta a crescere e a conoscersi. Più complicato è quando l’amico immaginario nasce in una fase delicata del piccolo oppure post traumi: la creazione di un personaggio inventato si può affiancare frequentemente ad un periodo evolutivo, come per l’appunto la nascita del fratellino/sorellina, un trasloco, il passaggio dall’asilo alla scuola elementare o uno sviluppo che richiede l’elaborazione in maniera graduale.
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Come? Affiancandosi un oggetto transizionale che, può incarnare anche il suo giocattolo preferito e di cui non fa più a meno, oppure per l’appunto un amico immaginario dei bambini. Dunque il compagno invisibile diventa una protezione per il bimbo nei periodi in cui si sente vulnerabile, diventando portavoce dei sentimenti troppo dolorosi o difficili da esprimere. Per esempio la tristezza, gelosia e la (falsa) negligenza che può avvertire dopo la nascita di un secondogenito che lo portano a non vedere più come prima la mamma o il papà. In quel caso l’amico immaginario può essere una compensazione sostitutiva dei rapporti con gli esseri umani e quindi si crea un adulto che si prenda cura di lui.
Differente discorso se il piccolo gioca con un suo coetaneo invisibile: sono due compagni casinisti e impetuosi? Attenzione, potrebbe voler indicare una voglia di sfogare di più le sue energie. Ma il coetaneo immaginario dice molto su ciò che pensa il bambino, per esempio: può capitare anche che andando a dormire nel suo lettino ci dica: “il mio amico ha paura del buio”. Questo perché è più facile proiettare le proprie paure in un compagno immaginario e spiegarlo in certi termini, piuttosto che ammettere che queste paure e questi desideri appartengano a lui. Insomma l’amico immaginario ha tante sfaccettature, ma per capire qual è la ragione che lo smuove, bisogna osservare il piccolo e cercare di parlare anche con il suo nuovo amico.
Come devono comportarsi i genitori
Innanzitutto evitate di preoccuparvi, soprattutto perché i bambini potrebbero intuire un atteggiamento negativo nei confronti del suo amico. Ecco perché è da evitare anche di dirgli di “finirla con queste stupidaggini” o ancora peggio “non esiste nessuno che si chiami così!”, otterrete solo un allontanamento repentino da parte del bambino. Comportatevi con naturalezza quando fa la sua comparsa e quando invece non c’è, non menzionatelo nemmeno.
- Cercate di conoscere l’amico immaginario: lasciate che il bambino parli liberamente del suo compagno, ricordandovi tutto ciò che vi dice per raccogliere informazioni e capire se è una fase o nasconde qualche problema;
- Non deve diventare una giustificazione: se lo usa per non rispettare le regole o combinare guai giustificando un comportamento sbagliato e addossando la “colpa” all’amico immaginario, cercate di evitarlo;
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- L’amico immaginario presenzia solo quando è da solo: dato che esiste solo nell’immaginazione del piccolo, limitatelo ai momenti in cui il bambino non ha con chi giocare o relazionarsi;
- Organizzate incontri per fargli conoscere nuovi bambini: male non fa e sicuramente stimola le abilità psicosociali. Quando il bambino conosce nuove persone, in genere l’amico immaginario sparisce.
Quando bisogna preoccuparsi? Bisogna preoccuparsi quando l’amico immaginario porta il bambino ad isolarsi e preferisce giocare con lui piuttosto che con gli altri bambini, oppure se notate che la personalità dell’amico immaginario è aggressiva o conflittuale e causa malessere al bambino. Stesso discorso se l’amico immaginario persiste anche intorno ai 10-11 anni ed il bambino non si relaziona con nessun altro. È una situazione da valutare a livello psicologico rivolgendosi ad uno specialista che possa valutare la presenza, o meno, di qualche disturbo o di qualche problema di socializzazione.
E voi? Raccontateci le vostre esperienze con l’amico immaginario di vostro figlio!
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Fonti: AdoleScienza.it, Davide Algeri