Bambini e capricci a tavola diventano un’unione perfetta durante l’infanzia. Vediamo allora come fare quando il bambino non vuole mangiare cercando d’intuire le vere motivazioni del suo rifiuto e coinvolgendolo per stimolare l’interesse verso il cibo.
Insegnare ai bambini a mangiare in modo sano non è certo facile. Anzi, possiamo affermare con certezza che più i bimbi riescono a spaziare nelle loro scelte, più è difficile fargli comprendere le decisioni che prendono mamma e papà. E’ proprio nell’età infantile (ci riferiamo alla fascia d’età che va dai 3 ai 10 anni), che danno ascolto maggiormente agli istinti e poco alla ragionevolezza, soprattutto quando si parla di cibi e pasti. Quindi diventa complicato spiegargli l’importanza di una dieta fatta di verdure, lasciando spesso spazio a ricatti, tentare di creare piccoli sensi di colpa, paure, angosce o false credenze. E i casi in cui “i trucchetti” funzionano, diventano sempre più rari man mano che cresce.
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Insomma cosa fare quando il bambino non vuole mangiare? Soprattutto quando la paura principale di ciascun genitore è che si arrivi a problematiche di salute? Non c’è di cui preoccuparsi: ogni bambino sceglie come alimentarsi e non si fa certo morire di fame. Tuttavia, il compito dei genitori non è lasciarlo fare o trovare dei compromessi, ma, oltre che analizzare le motivazioni per cui non vuole mangiare, anche fare in modo di rendergli il cibo interessante.
Ma i genitori danno il giusto esempio?
Il problema di cui parliamo può non dipendere solo dal bambino, ma partire fin dai genitori. Se volete che il vostro bambino mangi ciò che c’è nel piatto, conviene partire dall’insegnamento visivo: ciò che un genitore deve fare quando il bambino non vuole mangiare è innanzitutto dare il buon esempio. Se i genitori per primi non seguono una dieta equilibrata, consumano spesso cibo spazzatura o mangiano ad orari poco consoni, i bambini (almeno fino all’età scolare) faranno lo stesso per il semplice motivo che emulano tutto quello che facciamo, come spiega anche l’articolo dell’ospedale pediatrico “Meyer“. Dunque, per prima cosa, cercate di mangiare sempre tutti insieme a tavola, fino a quando il pasto è terminato, e gli spuntini fuori orario meglio evitarli se il bambino è nei dintorni.
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Dopodiché, altro dettaglio forte da non trascurare è il comportamento a tavola: via i cellulari (se non per le emergenze o questioni di necessità), libri, documenti di lavoro, film e affini o il bimbo vorrà fare lo stesso. Televisore acceso va bene solo in sottofondo, ma il pasto è un modo per stare insieme, per condividere il cibo e quindi parlare con la famiglia. In più, evitate anche voi di rifiutare spesso piatti e dire “non ne voglio” davanti a lui, o anche il bambino tenderà a rifiutare il cibo in qualsiasi momento con tutte le scuse possibili. Ma, oltre ad una questione di emulazione, quali potrebbero essere i veri motivi per cui i bambini non vogliono mangiare?
Perché il bambino non vuole mangiare?
I motivi per cui i bambini non vogliono mangiare possono essere tantissimi. Tra questi ci sono però quelli più diffusi:
- Il bambino non ha fame: si sente pieno o piuttosto non sente un languorino. Il problema potrebbe essere dovuto ad una routine sbagliata, stress emotivo oppure ad una certa stanchezza. Quante volte mangia durante la giornata? Quante volte dorme? Molte volte può essere d’aiuto anche un’attività fisica e più giochi iperattivi che lo portino ad avere fame;
- Bisogno di affermazione: probabilmente il bambino (specie quello più piccolo) vuole manifestare l’affermazione di sé e della propria volontà rifiutando il cibo. Ecco perché quei “no” più che un remare contro ai genitori, è più una richiesta di autonomia, di scegliere quanto e cosa mangiare o mangiando da solo;
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- Problemi di digestione/masticazione: il bambino non mangia perché dopo i pasti ha mal di stomaco o senso di gonfiore o prova difficoltà a masticare, specie quando sta mettendo tutti i dentini da latte. Potrebbe semplicemente essere un periodo, ma nel primo caso i sintomi potrebbero essere collegati ad un’allergia o intolleranza e sarebbe meglio parlarne con un pediatra;
- Sa di attirare l’attenzione dei genitori: abituato così tanto ad essere assecondato, che anche il cibo è diventato un dargli soddisfazioni. Inoltre potrebbe anche essere una provocazione per sfidare mamma o papà (dettaglio che potrebbe avvenire tra i 6 e i 10 anni). Un comportamento che può diventare tipico in presenza di un fratellino, ma nel caso si parli di bambini capricciosi, per i genitori il cibo è il momento giusto per imporsi.
Cosa NON fare per far mangiare i bambini
Prima di spiegare le soluzioni per far mangiare i bambini, dobbiamo toglierci dalla testa la convinzione che dobbiamo inseguirlo per casa con forchetta o cucchiaio pregandolo di assaggiare qualcosa. Succede spesso in età prescolare ed è un modo sbagliato di controllo dei genitori che diventano sempre più soggetti a lui: bisogna che il bambino si sieda a tavola e scelga di mangiare o rifiutare quello che gli viene offerto. Prima si abituano a questo genere d’educazione, più facile sarà anche in futuro insegnargli le buone maniere. Detto questo, se sceglie di non mangiare, non dovete mai far diventare il cibo una forma di ricatto. Frasi come: “Se mangi i piselli ti do il cioccolato” oppure “se non mangi sei cattivo” non dovrebbero mai essere pronunciate.
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Il cibo non è una merce di scambio o un metro per giudicare bimbi buoni o cattivi ed è meglio evitare questo genere di discorsi per non instaurare in lui una brutta concezione del mangiare. Stessa cosa può avvenire forzandolo a mangiare infilandogli il cibo in bocca: proprio come il ricatto, è contro producente e renderebbe il momento del pranzo sempre più sgradevole per il bambino che continuerà a stare sulla difensiva e lo porterebbe a mangiare sempre meno.
Inoltre, è sconsigliato ingannarli (e vale fino ai 10 anni): mescolare tra loro gli ingredienti sperando con uno di coprire il sapore dell’altro, non va bene, poiché nel momento in cui si accorge di questa forma di inganno, tenderà a fidarsi meno di voi e a sentire una sfiducia in tutto quello che mangia, ponendo così un irrimediabile danno all’intera dieta alimentare. Piuttosto esistono altre modalità per aiutare il bambino a mangiare bene, rendendogli il pasto anche più allettante.
Come far mangiare il proprio bambino
Come abbiamo fatto intuire, per far mangiare i bambini occorre “pugno di ferro” (riferendoci alla fascia d’età che va dai 2 ai 5 anni): non bisogna cedere quando fa tanti capricci, grida, piange e non la smette più. Non va assecondato ma neanche ignorato: trattatelo con decisione e fermezza chiedendogli cos’è che non va e, una volta spiegato il problema, fornitegli una soluzione.
Ma attenzione: non bisognerebbe mai chiedere ad un bambino piccolo cosa vuole mangiare o offrirgli l’alternativa che inquadra di più i suoi gusti, perché potrebbe anche dargli più potere decisionale sul futuro e su ciò che vuole mangiare. Ditegli che questo è il cibo disponibile fino al prossimo pasto e focalizzatevi sul punto che, un bambino fino ai 10 anni, dovrebbe poter mangiare di tutto. Tuttavia, anche qui c’è un limite: se il bambino vuole avere più “autonomia” lasciate che sia lui a decidere la quantità di cibo che vuole mangiare da solo, in modo che abbia potere decisionale, ma su quello che decidono i genitori.
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Nel caso in cui il bimbo sia semplicemente più schizzinoso nell’alimentazione, potreste coinvolgerlo di più prima del pasto ad esempio portandolo con voi a fare la spesa o farvi aiutare quando cucinate. È spesso la curiosità che smuove i bambini, e perché non alimentarla? È un buon modo anche per far apprezzare il cibo prima che arrivi in tavola e aiutare il bambino nella conoscenza dello stesso, tramite l’olfatto e il tatto prima del gusto (un dettaglio che piace soprattutto ai bimbi sotto i 4 anni).
Dopodiché se notate che al bambino c’è qualche alimento che proprio non piace (spesso capita con le verdure), evitate di proporgli l’alimento tutti i giorni, ma offrendoglielo dopo un lasso di tempo con ricette nuove e più alettanti. A prescindere, di base dovrete sempre cercare di variare il menu quanto possibile: questo aumenterà la voglia di mangiare del bambino che si sentirà entusiasmato da cibi “nuovi” e appetitosi.
Se tali soluzioni non dovessero essere efficaci, è conveniente chiedere un consulto pediatrico.
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Fonti: Meyer