Le paure dei bambini sono molto articolate da affrontare, soprattutto se portano ad una serie di sintomi psicologici. Noi genitori però possiamo aiutarli ad affrontarle!
Succhiare il pollice, nervosismo, pianti isterici, incubi. Corrispondono a segnali che indicano delle paure dei bambini che vanno risolte con decisione, ma altrettanta pazienza. Tali timori possono avere molteplici origini e cause, ma secondo lo studio della dottoressa Cristina Meloni pubblicato di recente, si spiega come moltissimi bambini abbiano sviluppato nuove paure anche in seguito alla Fase 1 indetta per il Covid-19. Spiegare il coronavirus ai bambini non è facile, e molti genitori l’hanno capito bene: i bambini percepiscono ansia e timore di mamma e papà, influenzati anche dall’ambiente casalingo, dall’utilizzo di mascherine e soprattutto dai molteplici servizi televisivi in onda h24. Inoltre, la mancanza di nonni e parenti, assieme al cambio della routine, potrebbe aver fatto il resto.
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Dunque è inevitabile che le paure dei bambini anche in relazione al coronavirus abbia dato origine a diversi fattori che, sebbene rientrino tra le fasi tipiche dei più piccoli, portano conseguenze tutt’altro che piacevoli. Tra incubi e ansie, i più piccoli potrebbero scatenare anche situazioni fisiche: pianti incontrollati, rabbia, succhiarsi il pollice, non voler dormire senza mamma o papà e incidenti di bagno. Senza contare che i bambini più introversi potrebbero concentrare il loro malessere in uno stato d’animo più cupo e ancora più chiuso. Ma come aiutare i nostri figli in questo periodo di cambiamento e incertezza? E come risolvere incubi e timori prima che seguano un peggioramento?
Come si presentano i timori e le paure dei bambini
Partiamo subito col dire che ogni piccolo può reagire e contrastare le proprie fobie con numerose modalità, mostrando ansia e timore in maniera differente. Per esempio c’è chi s’imbatte in una prima fase “silenziosa” seguita dalla fase di “frustrazione”, chi piange per ore prima di riuscire a parlarne, oppure chi ne parla con molta schiettezza, attraverso piccole paroline o frasi chiave, molto più facili da gestire quando c’è un rapporto più diretto col proprio figlio. Tuttavia, i più piccoli (vale a dire al di sotto dei sei anni) non sono ancora in grado di gestire e spiegare davvero le emozioni, dunque solitamente sfogano il sentimento negativo attraverso un primo cambio d’atteggiamento, passando da gioioso a quieto-turbato.
Anche al bambino possono capitare sbalzi d’umore dettati dalla situazione restrittiva, da un programma visto in tv (servizi su Coronavirus o film violenti) o da una piccola discussione tra mamma e papà, portandolo a dimenticarsene dopo una mezz’oretta e tornando ad essere vivace come se nulla fosse. Ma se si tratta di ansie più severe, quest’ultime si ripresenteranno anche con il ciucciare del pollice.
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Succhiare il dito è una pratica che i bimbi si portano dietro fin dalla nascita, che dà loro conforto e sicurezza. È una conseguenza (e una soluzione di auto conforto) ad un problema che può ripresentarsi nel momento in cui lui sente di più la solitudine, come ad esempio l’ora della nanna. La richiesta di dormire con mamma e papà, o il bisogno che qualcuno di loro sia con lui quando dorme, potrebbe diventare una certezza della sua paura che, di base, indicherebbe il timore di sentirsi solo, un pensiero che non gli permette di stare sereno.
Inoltre, tra i sintomi delle paure dei bambini, troviamo anche gli incubi frequenti: sogni particolari ma pieni di ansia che lo portano a svegliarsi ogni notte urlando e piangendo perché vuole la mamma. In alternativa, tra i segnali di paura, anche fare pipì a letto può diventare abitudinario per molti bimbi, portandoli anche a sentirsi imbarazzati per l’accaduto. A questo punto diventa prioritario affrontare il problema in maniera indiretta per risolvere ciò che li turba emotivamente e per evitare che la situazione si aggravi.
Le cause del timore e delle paure dei bambini
Ciascun bambino ha paure che possono sorgere soprattutto nella Fase 2 del coronavirus: questa delicata tappa della quarantena, infatti, potrebbe portare il piccolo ad avere più ricadute insieme. Ma tali problemi non devono solo essere letti in “chiave Covid”: in altre situazioni si potrebbero verificare anche uno per volta, dipendendo però da diversi fattori, dall’ambiente circostante o dalle influenze interne o esterne alla famiglia.
- Fobie sociali: vale a dire il timore di non vedere più i suoi amichetti, la maestra o anche i parenti come la nonna o il nonno. Sono tutte persone per lui importanti, che gli danno felicità e serenità. Rientra nel gruppo anche la tata o la baby sitter, con cui magari passa il tempo quando mamma e papà non ci sono. Dunque, non vederli per tanto tempo, può creargli scompensi per nulla leggeri, portando con sé senso di solitudine e tristezza, che comporta pianti e rabbia;
- Frustrazione creativa: stare in casa 24 ore su 24 è insoddisfacente per chiunque, ma soprattutto per i più piccoli, sempre smaniosi, con la voglia di fare mille cose quando arriva la primavera e le prime belle giornate. Questo si può verificare quando mamma e papà non se la sentono di uscire e quando vengono anche meno scuola e asilo. Rabbia, capricci, pianti e quindi anche voglia di trascorrere più tempo insieme ai genitori, accompagnato però da ansia e paura, lo portano a reagire in maniera sbagliata. Molti hanno a che fare con compiti e compiti, mentre altri devono gestirsela tra giochi e tv per riempire il tempo, ma che ci porta ad un’altra crisi che genera paura e timore;
- Interrompere le proprie abitudini: che sia non frequentare centri ricreativi (come asilo nido o anche attività sportive per bimbi), non passare più tempo con la baby sitter, o semplicemente il fatto di non andare più a scuola. I sintomi delle paure potrebbero verificarsi anche quando il piccolo si sente insicuro e subisce un’interruzione della routine, fortemente sentita soprattutto per chi va già all’asilo. Le abitudini in questo caso sono vitali per i bambini che, crescendo, imparano a gestire anche i loro tempi;
- Ambiente teso: i litigi possono capitare tra genitori, ma se capitano spesso è normale che anche il piccolo ne subisca le ripercussioni. Le sue ansie e timori scaturiscono nel momento in cui l’armoniosità della famiglia viene meno, e ne risente moltissimo. Spesso la solitudine la fa da padrone, non volendo neanche dormire da solo;
- Immagini del coronavirus: persone con mascherine e guanti, papà e mamma che usano prodotti igienizzanti, l’assenza di famigliari che sono abituati a vedere, l’ambiente teso, la tv e i numerosi servizi andati in onda. Situazioni strane e particolari per i piccoli, che possono scatenargli molte domande, ma anche molte tensioni e le paure dei bambini nei confronti del coronavirus è praticamente servita;
- Cambiamenti generici: l’arrivo di un nuovo bebè, un recente trasloco, il togliere il pannolino, dormire nella propria stanza da solo. Sono tutte cause delle possibili fobie dei bambini che nascono da piccoli cambiamenti a cui i più piccoli non sono abituati. Una piccolezza però basta per creare un senso di ansia e dubbio, con tantissimi pensieri negativi che lo fanno sentire insicuro e abbandonato.
Dunque come risolvere le paure nei bambini?
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Come risolvere le paure dei bambini
Innanzitutto quello che ogni genitore dovrebbe fare è aspettare che il bambino venga a parlarci o a farcelo intendere: in questo modo sarà lui stesso a gestire i propri tempi e a voler trovare una soluzione. Non lo fa? Allora ciò che dobbiamo fare è metterlo a proprio agio e cercare di calmarlo: giochiamo con lui per trascorrere tempo di qualità insieme, leggiamogli una storia, proviamo a cucinare qualcosa con lui. Questo è già in molti casi una mezza soluzione, poiché oltre a non fargli mancare affetto e amore, lo aiutiamo a distrarsi e a rilassarsi e, in più gli facciamo capire di essere presenti e pronti a parlare.
Solo quando lo vediamo più tranquillo possiamo provare a girare attorno al discorso e chiedergli se c’è qualcosa che lo turba. Quando comincerà a spiegarsi lasciamolo parlare e che finisca tutte le sue frasi e, solo quando avrà finito davvero, potremo rispondergli, ma senza sgridarlo o deriderlo dicendogli “è una paura stupida” o, ancora peggio “non fare il fifone”. Quest’ultima è una tattica sicuramente negativa e poco d’aiuto, che lo porterà a sentirsi ancora più in imbarazzo e potrebbe anche compromettere i futuri discorsi con lui.
Utilizziamo il contatto fisico, un abbraccio, teniamogli la mano per tranquillizzarlo. Se le sue domande sono mirate sull’assenza da scuola, e quindi sulle conseguenze del coronavirus, spieghiamo che la situazione è tuttavia temporanea, che si tratta di una fase molto importante in cui ognuno deve fare la sua parte per evitare che questa malattia si diffonda. Evitiamo di attribuirgli nomignoli: la fantasia dei bimbi è molto vivace e rischieremmo di peggiorare gli incubi. E naturalmente, soluzione ancora più specifica, SPEGNERE OGNI TANTO LA TV!
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Non suggestioniamoli troppo, ma facciamogli capire che presto tutto tornerà alla normalità. In ogni caso, un’ottima soluzione che può distrarlo, è dargli una routine provvisoria: l’organizzazione fa sentire i bambini al sicuro, specialmente durante i periodi di confusione e stallo.
Amichetti e parenti non sono mai stati così vicini anche se lontani con l’utilizzo dei social: organizziamo videochiamate frequenti, per farli parlare con gli amichetti per evitare che risentano della solitudine. Anche i nonni possono aiutare nella situazione, attraverso videochiamate o chiamate semplici e giornaliere. Un modo per aiutarli anche a superare questa fase o determinati cambiamenti, può essere anche fare affidamento sui giocattoli da lui più amati, film e programmi che gli piacciono e che possano tenergli compagnia durante la giornata. Ci vorrà pazienza e dedizione, ma un po’ alla volta, attraverso amore, affetto e con assoluta pazienza, i bambini riusciranno a superare tutti i timori.
E i vostri figli? Hanno mai avuto paure che non sapevate come gestire?
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